Uno dei temi più trattati dalla psicologia è la motivazione. Questo tema sta assumendo, oggi, un peso sempre più rilevante nella formazione e nella gestione delle risorse umane, e la sua importanza cresce sempre più in funzione dell’accelerarsi del processo di terziarizzazione dell’economia italiana.
Premetto che di solito evito di parlare di trucchi, segreti o regolette, quando si parla di tematiche legate alla personalità ma, in questa occasione mi sembrava utile stabilire dei punti chiave sui quali focalizzare la tua attenzione . Per questo ho deciso di pubblicare queste riflessioni sotto forma di sette regole.
In questo post il tema della motivazione non viene affrontato dal punto di vista del comportamento individuale cioè “cos’è che ci motiva al lavoro” ma dal punto di vista di chi deve gestire una squadra quindi “come fare a motivare la propria squadra di lavoro a dare il massimo?” in un periodo di incertezza come quello in cui oggi viviamo, e a superare la dicotomia tra obiettivi personali e obiettivi dell’azienda.
La Motivazione è la leva competitiva dei nostri giorni!
Su un mercato del lavoro, sempre più competitivo e flessibile, così come quello che si è strutturato in questi ultimi anni, la motivazione dei propri collaboratori è diventata una variabile strategica per l’impresa, in quanto può fare realmente la differenza fra raggiungere o mancare gli obiettivi di performance prestabiliti. Le persone oggi possono determinare il successo o l’insuccesso di ogni organizzazione e possono, inoltre, essere una notevole fonte di vantaggio competitivo.
In questo tempo alle aziende italiane viene chiesto molto di più che produrre semplici prodotti fisici standardizzati. Oggi si chiede di essere flessibili, offrire servizi, rispondere ai bisogni sempre nuovi della clientela, ridurre i costi, aumentare le opportunità, migliorare l’esperienza d’uso etc etc.
Di conseguenza anche al lavoratore oggi non è chiesto più soltanto di eseguire semplici e ripetitivi compiti manuali ma, di approcciare quello che fa con intelligenza creatività, dedizione,. e questo tipo di richieste vengono formulate a tutti i livelli. Non c’è quasi nessuna qualifica professionale che sia esonerata da questo generale aumento delle aspettative. In altre parole oggi, tutti i lavoratori devono fare molto di più, di quello che facevano un tempo ma, con minori risorse.
Il sogno di ogni imprenditore, e di ogni coordinatore di risorse umane, è quello di trovare collaboratori auto-motivati che lavorino coscienziosamente, con assiduità, che desiderano esprimere al meglio il proprio potenziale nel contesto organizzato al quale appartengono.
L’esperienza quotidiana tuttavia, ci fa notare che nella realtà esistono diverse tipologie di lavoratori. Ci sono degli individui che nello svolgere le proprie mansioni si applicano il minimo indispensabile, arrivano spesso tardi in ufficio, non rispettano le scadenze e riescono raramente a portare a termine i propri compiti e trovano sempre molte giustificazioni ai propri fallimenti. All’opposto ci sono poi persone che, in tutti i progetti si applichino e cercano di dare il massimo, lavorano tanto, spesso trattenendosi in ufficio oltre l’orario di lavoro e accolgono i nuovi incarichi con entusiasmo, sono ambiziosi, e mossi da una spinta a fare sempre meglio. Ci sono, infine, gli individui che mercanteggiano in continuazione, ad ogni nuovo incarico cercano di capire cosa possono guadagnare di più in termini di tempo e di danaro, che rimandano continuamente le scadenze perché cercano di accaparrarsi quanti più lavori possibili. La motivazione è quello che fa realmente la differenza tra tutti questi tipi di lavoratori.
Ma cos’è, esattamente, la motivazione?
Essa può essere definita come ciò che spiega l’inizio, la direzione, l’intensità e la persistenza di un comportamento diretto a uno scopo (De Beni e Moè, 2000). Il termine MOTIVAZIONE deriva letteralmente da Motivo-azione, cioè il “Motivo” che ci spinge a compiere una determinata “Azione”. In altre parole è l’insieme degli scopi che spingono una persona ad agire e a mettere in atto un comportamento in direzione degli obiettivi da raggiungere.
Per molto tempo si è creduto anche erroneamente che per ottenere il massimo da un collaboratore bastasse condizionare l’elargizione di premi o eventuali punizioni alla qualità dei risultati prodotti. E così per anni si sono organizzate le politiche motivazionali attraverso strumenti quali stipendio (Valore materiale) e Carriera (riconoscimento sociale all’interno dell’organizzazione ).
Effettivamente, l’abilità di riconoscere queste leve può consentire all’imprenditore accorto di attivare, talvolta, risorse insperate nel proprio collaboratore. Tuttavia, al giorno d’oggi sempre più spesso questo non è sufficiente ad assicurare l’assiduità e la continuità, negli anni, del livello di prestazione desiderato.
In primis la motivazione è un fattore essenzialmente soggettivo: ognuno di noi è motivato da fattori differenti. Essere motivati al lavoro significa svegliarsi felici per l’inizio di una nuova giornata lavorativa, non sentirsi stanchi ed essere sempre alla ricerca di nuovi traguardi.
Alcune persone sono più attratte dal denaro, altri dalla sensazione di essere considerati i migliori, di essere riconosciuti nel proprio ruoli altri ancora dalla sfida materiale con gli avversari, altri dall’opportunità di esprimere la propria creatività.
Inoltre non sempre gli obiettivi del lavoratore coincidono con gli obiettivi del gruppo. O meglio spesso il lavoratore percepisce una dicotomia una contrapposizione tra i propri obiettivi personale e gli obiettivi dell’azienda nel suo complesso. (Definizione di Motivazione secondo Wikipedia)
Il problema della motivazione è questione di obiettivi!
La questione che vorrei porre in questo articolo non è tanto quella di spiegare “cosa motiva le persone al lavoro” (di cui tra l’altro internet è piena di post con rispettive risposte) quanto piuttosto quella di offrire una piccola risposta alla domanda :
“come allineare gli obiettivi del lavoratore agli obiettivi dell’organizzazione?“
Spesso la mancanza di motivazione non è legata alle politiche degli incentivi (“faccio un lavoro che mi da lo stipendio migliore”) e nemmeno alle caratteristiche specifiche del ruolo professionale di un singolo lavoratore (“faccio un lavoro che mi piace con il quale esprimo me stesso”) quanto piuttosto ad alla percezione di una dicotomia, una contrapposizione tra gli obiettivi dell’azienda e gli obiettivi del lavoratore (“mi conviene legare il mio futuro professionale a questa squadra”).
Del resto viviamo un periodo di incertezza sul mercato, è facile che si manifesti nel lavoratore il dubbio sull’affidabilità nel medio e nel lungo termine dell’azienda con la quale collabora. Molti studiosi di organizzazione negli anni ottanta già avevano notato che i dipendenti delle aziende non competevano tra loro per lo stipendio migliore ma per il “Posto” cioè per il ruolo professionale nel quale erano coinvolti. Il “Posto” influiva nel medio termine sulle prospettive di carriera svolte anche in contesti professionali differenti. Quindi un lavoratore che diventava assistente al direttore del personale nell’azienda X.spa poteva ambire a diventare anche direttore del personale presso l’azienda Y.spa rivendendosi il “titolo del ruolo professionale” che aveva svolto. Quindi, negli anni ’70 e ’80 era diffusa la convinzione che lavorare in grandi strutture in ruoli particolari del management garantisse il successo professionale perpetuo.
Il “percorso di carriera” era lo strumento principale sul quale fare leva per stimolare la motivazione nel personale. Ma oggi quante sono le aziende che riescono ad operare nello stesso modo?
Ben poche direi! anzi nessuna. Non c’è nessuna azienda che garantisce un percorso lineare e progressivo di crescita. C’è da dire di più! Negli ultimi anni sono sempre di più quelle aziende che hanno dimostrato di non essere capaci nemmeno di garantire una continuità lavorativa. Non sono poche le aziende che con la crisi hanno espulso personale anche a livello manageriale. Nel 2009 si è stimato che oltre 10.000 quadri e dirigenti hanno perso il proprio posto di lavoro nella sola Lombardia.
La domande che oggi si pongono sempre più spesso i lavoratori sono e che influiscono sul livello di motivazione sono :
- “mi conviene dedicare gran parte delle mie risorse per partecipare a questa squadra?” e ancora
- “se faccio oggi un sacrificio e investo risorse emotive, psicologiche e formative in questa esperienza, in questo percorso professionale, questa azienda farà lo stesso con me nel momento del bisogno o non scapperanno tutti al richiamo del si salvi chi può?”
- “mi conviene di più passare il mio tempo libero per perfezionarmi nel ruolo che mi viene proposto dall’azienda o investire il mio tempo per dedicarmi ad una seconda attività, o fare semmai un lavoro a nero o a vendere qualcosa su internet? In fondo io sono solo uno dei tanti dipendenti di una azienda che non è la mia”.
Questa è la dicotomia a cui faccio riferimento, una contrapposizione di obiettivi tra lavoratore e azienda. Mentre l’azienda cerca di produrre risultati un po’ per tutti i soggetti coinvolti e interessati il lavoratore pensa a salvare se stesso. Ripeto questa contrapposizione prima era risolta con una serie di strumenti (la carriera, i benefit, i posti e gli stipendi) che oggi sembrano essere inefficaci proprio a causa dell’incertezza del mercato. Molti manager, sbagliando rispondono a questa ansia proponendosi come immuni dal problema :“non ti preoccupare questo posto e sicuro siamo una grande azienda, noi facciamo 5.000 (10.000, 100.000 dipendenti)” ma, a mio personale giudizio queste sono risposte vecchie che hanno fatto il loro tempo.
E’ sotto gli occhi di tutti come grandi molte grandi aziende continuino a espellere personale. C’è bisogno di risposte nuove a domande nuove.
Per un manager, quindi, oggi diventa molto importante sviluppare la capacità di comunicare al collaboratore che si è tutti dalla stessa parte e che quella esperienza lavorativa sarà comunque funzionale alla crescita professionale e personale dell’individuo.
L’ansia del collaboratore nei confronti dell’incertezza nel futuro può essere curata soltanto comunicando due cose: spirito di squadra e crescita personale:
- spirito di squadra: “è vero viviamo nell’incertezza ma in questa avventura non sei solo, siamo una squadra un gruppo che affronta insieme questo periodo minaccioso” e ancora
- crescita personale: “comunque vada anche nel caso in cui non lavorerai più con noi, avrai comunque accumulato tanta esperienza e sarai notevolmente cresciuto professionalemente”
Per un manager, quindi, diventa molto importante conoscere alcuni aspetti del comportamento umano, e sviluppare una buona comunicazione in termini motivazionali. Ecco quindi una serie di sette regole /abilità che devono essere sviluppate da parte di un manager per motivare il proprio gruppo, e per far sentire partecipe il lavoratore della stessa avventura.
Le sette regole
1. Dare sempre un feedback
Il Feedback è il processo attraverso il quale si forniscono informazioni di ritorno derivanti dal un comportamento o una azione.
Gli esseri umani desiderano ardentemente avere un riscontro alle loro azioni. È una caratteristica innata nel genere umano. Ogni genitore lo sa se di prova a ignorare un bambino di tre anni questo cercherà di ottenere attenzione in molti modi differenti, ma se si continuerà a trascurarlo, presto si metterà a piangere o romperà qualcosa, perché qualsiasi tipo di feedback, anche quello negativo, è meglio dell’assenza totale di feedback. L’assenza totale di feedback porta all’apatia. Un bambino che quando piange non riceve alcuna risposta presto smetterà di piangere e lentamente si intristirà sempre di più perdendo la voglia di fare qualunque cosa, anche di giocare e anche di mangiare. È stato dimostrato che i bambini quando continuamente ignorati smettono di nutrirsi.
Alcuni pensano che questo principio si applichi soltanto ai bambini, ma in realtà vale ancor di più per gli adulti.
I tuoi collaboratori non sono diversi. Se tronchi il feedback, le loro menti ne elaboreranno uno personale, spesso basato sulle loro peggiori, ansie, paure e angoscie ; e così inizieranno a fantasticare “non mi ha detto nulla perchè ce l’ha con me” o peggio “non ci dice niente perché siamo in crisi già sta pensando a come mandarci a casa” .
Inoltre considera che gli esseri umani bramano un feedback reale basato su dati concreti, non semplici commenti condiscendenti e tranquillizzanti “non ti preoccupare sei bravo quello che fai va sempre bene”.
I buoni risultati richiedono un feedback continuo e, se si pretende il massimo dai collaboratori, si deve per forza essere aggiornatissimi sui numeri e su quello che significano. I migliori motivatori fanno i compiti a casa e sanno sempre qual è la realtà dei fatti, e ne rendono sempre partecipi i loro collaboratori. Pensa di essere un allenatore di un grande campione di corsa. Quando fai fare un giro di campo al tuo campione lo misuri con il cronometro e cosa gli dici ? : “hai fatto 2 decimi in meno bravo” oppure in maniera superficiale “guagliò sei bravo non ti preoccupa’ “.
2. Essere di esempio
Sei stato in libreria negli ultimi dieci anni? Hai notato quanti sono i libri scritti dai cosiddetti “Veri guru”? Il guru del marketing, il guru dello sviluppo personale, il guru del web marketing, del neuromarketing, del self brand, della finanza e chi più ne ha più ne metta. Viviamo il periodo del GURU-ISMO . Sai perché?
In un momento di incertezza come quello in cui viviamo le persone sono alla continua ricerca di esempi da seguire, di qualcuno che ha già fatto quella cosa e l’ha fatta bene vincendo. Niente è più motivante che un esempio concreto di successo da seguire alla portata di mano. Se vedo che una persona più o meno simile a me ha avuto successo lavorando, mi convincerò che posso averlo anche io.
Quando sei in prima linea e risolvi i problemi da solo, stimoli gli altri a fare lo stesso; quando fai le cose che vorresti facessero loro, li ispiri. Cerca quindi di essere una fonte di ispirazione. I tuoi collaboratori preferiscono essere ispirati piuttosto che rimproverati o corretti, e lo preferiscono a qualsiasi altra cosa. Questo perché oggi tutti siamo alla ricerca di un orientamento personale. Tutti siamo alla ricerca di modelli da seguire. Che indirizzo diamo alla nostra vita? Questa è una delle grandi domande che ci poniamo tutti i giorni.
In termini di motivazione, essere di esempio ha un impatto maggiore e più duraturo rispetto a qualsiasi altra tecnica e cambia le persone in modo più profondo e più completo. Essere di esempio ha un potere enorme sugli altri in quanto stimola tutta una serie di meccanismi psicologici dell’apprendimento (di cui forse ti parlerò in un altro articolo) Quindi sii quello che vorresti vedere negli altri.
Se vuoi che i tuoi collaboratori siano più positivi, sii più positivo; se vuoi che siano più fieri di quello che fanno, sii più orgoglioso del tuo lavoro. Mostra loro come si fa. Vuoi che abbiano un bell’ aspetto e vestano in modo professionale? Fallo tu per primo. Vuoi che arrivino in orario? Arriva sempre in anticipo (e spiega il perché… Chiarisci che cosa significa la puntualità per te, non per loro).
3. Dire sempre la verità
I grandi leader hanno tutti la stessa abitudine: dicono la verità senza esitare, a differenza di altri manager. La verità del resto è difficile da nascondere. Chiunque ha studiato un po di comunicazione o un po’ di PNL da bene che le bugie non sfuggono ad un osservatore attento. Se nascondi qualcosa ai tuoi collaboratori prima o poi si accorgeranno che non sei sincero e penseranno al peggio. Se ne accorgeranno dall’espressione del tuo viso, da come cammini da come stai seduto sulla sedia e da tantissimi altri piccoli elementi di comunicazione non verbale. Meglio è comunicare sempre le informazioni anche quando sono negative. Poi semmai si cerca di enfatizzarne gli aspetti positivi.
I grandi venditori e tutti i leader che ottengono performance migliori dal proprio team e hanno il maggiore successo professionale, sono persone che danno molto. Si mantengono sempre in contatto con il loro potere di fare di più, offrendo ai loro committenti interni ed esterni diversi tipi di vantaggi (informazioni utili, offerte di servizi, rispetto per i loro tempi, supporto ai loro successi, conversazioni amichevoli, ringraziamenti sinceri, notizie in esclusiva), dando, dando, dando tutto il giorno, mettendo sempre i desideri e i bisogni del cliente al primo posto. Fanno sempre le domande più opportune e ascoltano sempre più attentamente di chiunque altro. Man mano che questo tipo di impegno aumenta e si allarga e, grazie a una comunicazione creativa e in continuo sviluppo, ogni cliente è fatto oggetto di questi privilegi, il venditore diventa un vero esperto di psicologia del cliente e del comportamento d’acquisto. E quel venditore comprende che un livello di abilità professionale così vertiginosamente alto può essere acquisito solamente attraverso una potente interazione basata sul vantaggio reciproco!
4. Non perdere di vista il risultato
Ricorda sempre che il tempo che dedichi ad aiutare un collaboratore produttivo aumenta la produzione del tuo team in misura maggiore rispetto al tempo che passi con un improduttivo.
I manager devono semplificare, semplificare, semplificare. Non devono fare quello che fanno di solito: complicare, occuparsi di più cose contemporaneamente e ancora complicare. Mantieni le cose più semplici possibile per gli improduttivi, concentrandoti soltanto sui risultati. Passa sempre più tempo con i produttivi, che sono alla ricerca di quel mordente in più che possono ricevere da te.
Gli improduttivi, invece, devono imparare un’ enorme lezione da te: ogni giorno possono rendersi conto che la loro produttività è la conseguenza diretta della loro volontà (o mancanza di volontà) di raggiungere un determinato risultato.
Concentrati sui risultati. Conquisterai sempre ciò per cui ti impegni intensamente. Se ti concentri soltanto sulle attività, ecco cosa otterrai: un mucchio di attività. Ma se ti focalizzi sui risultati, allora otterrai un mucchio di risultati.
5. Essere consapevoli della propria comunicazione
Comunica consapevolmente. Sii conscio dell’effetto delle tue parole.
Viviamo nell’era dell’informazione. I tuoi collaboratori usano la mente in modo creativo e produttivo tutto il giorno. E tutti usano la comunicazione per guadagnarsi da vivere.
Oggi, più che in passato, la comunicazione è la nostra linfa vitale, ed è la linfa vitale di ogni organizzazione. Tuttavia, diverse aziende affidano ancora gran parte della loro comunicazione al caso, al “buon senso”, o a vecchie tradizioni che non sono più adatte a mantenere un buon livello di informazione che coinvolga tutti quanti nelle strategie.
La comunicazione è la fonte della fiducia e del rispetto all’interno di ogni tipo di organizzazione, quindi si deve giocare a carte scoperte il più spesso possibile.
Quando accresciamo la nostra consapevolezza riguardo all’importanza della comunicazione, questa viene potenziata. Quando ci prendiamo la piena responsabilità del modo in cui comunichiamo, l’organizzazione viene potenziata.
6. L’importanza del linguaggio
Le parole significano cose; le parole che formano pensieri e creano cose. Le parole danno inizio alle cose: cambia un’unica parola in quello che stai dicendo e potrai terrorizzare un bambino. Una parola spaventosa può far piangere e tremare un bambino. Usane un’altra e il bambino tornerà felice. Le parole comunicano scenari, energia, emozioni, possibilità e paure.
Un debito a seguito di un investimento che non sta dando immediatamente i risultati sperati può essere comunicato in due modi : “siamo rovinati, siamo pieni di debiti, non c’è un soldo” oppure “stringiamo i denti per essere realmente tutti più forti e ottenere quello che ci eravamo prefissati”. La leadership si basa sulla volontà personale e interiore. È vivere una vita incentrata sulla chiarezza dello scopo. Il vittimismo non è basato sulla volontà, ma sul percepire se stessi come vittime delle circostanze e delle opinioni altrui. La vittima è sempre ossessionata da quello che pensano gli altri.
Essere ossessionati tutto il giorno dalle opinioni degli altri è il modo più veloce per perdere l’entusiasmo per la vita. È il modo più veloce per perdere quell’energia fonda¬mentale che ti permette di fare tutto ciò di cui vai orgoglioso. Avrai notato che i bambini non sembrano avere questa preoccupazione: per la maggior parte, quando stanno facendo qualcosa che li diverte molto, sembrano dimenticare che qualcuno li sta osservando e dimenticano persino tutto il mondo esterno. Sono completamente coinvolti. I grandi leader fanno la stessa cosa. Per approfondire il tema del legame tra Motivazione e comunicazione leggi anche questo articolo.
7. Occhi aperti e non smettere mai di imparare !
Il cambiamento spaventa tutti! La notizia del cambiamento spaventerà i tuoi collaboratori nella stressa misura in cui spaventa te. Quindi un altro modo per costruire la tua forza interiore come leader è aumentare la tua consapevolezza di cos’è la vita e di come funziona il mondo, e di come funziona l’ambiente del lavoro. Più ne sarai conscio, migliore sarai come leader.
Un tempo i leader erano diretti da altri leader, i manager: da altri manager, e non c’era molto spazio per muoversi in mezzo. Adesso, però, le cose sono così complesse e in continuo mutamento che è come sospendere ogni volta la partita al fischio di inizio invece di giocare regolarmente.
La vita è cambiata profondamente e continuerà a cambiare ancora più velocemente con il passare del tempo. Questa è una buona notizia per un leader che si impegna a esserne sempre più consapevole.
Per questo non interrompere la tua curva di apprendimento e dimostra ai tuoi collaboratori che continui a imparare. Non avere sempre quell’atteggiamento da “signor so tutto”. Fai vedere che in te ci sono “lavori in corso”: sarà più facile, per loro, sottoporti buone idee.
I manager, per la maggior parte, sono così insicuri nel loro ruolo, che cercano continuamente di far vedere che sanno tutto. Non partecipano mai ai seminari e disprezzano i libri di teoria del management, ma questo atteggiamento demoralizza i loro subordinati. Tutti possiamo imparare qualcosa di nuovo, ogni giorno, sulla nostra professione. Poco a poco possiamo incrementare le nostre conoscenze di base, aumentando la nostra competenza professionale e la nostra capacità di aiutare gli altri. La felicità è crescita, siamo felici quando cresciamo. E la gente felice motiva meglio di quella infelice.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo affrontato e discusso la questione della motivazione del personale da un punto di vista diverso dal solito. Ci siamo posti la domanda “come superare la contrapposizione tra gli obiettivi del lavoratore e obiettivi dell’azienda. Molto spesso il management aziendale continua a dare risposte datate a problemi nuovi come quello dell’incertezza del mercato del lavoro.
I due elementi per generare opportuna motivazione nei propri collaboratori abbiamo visto essere la costruzione di uno spirito di squadra e l’attenzione alla crescita personale del lavoratore attraverso una comunicazione corretta da parte del management.
L’applicazione costante di queste 7 regole di motivazione dovrebbe aiutare il management a costruire nel tempo questo rapporto comunicativo migliore a generare motivazione e a sviluppare uno spirito di squadra più coeso.
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Illuminante. Magari più dirigenti applicassero questi sani e semplici principi.
Grande insegnamento di umiltà. Questo è il punto che parecchi devono ancora superare. Grazie per l'insegnamento.
Interessanti considerazioni, anch'io trovo che siano l'umilta' e l'onesta' di fondo che devono prevalere, assieme alla capacita' di focalizzarsi sull'obiettivo. C'e' chi si distrae e si perde, c'e' chi si focalizza solamente e travolge tutto e tutti per raggiungere l'obiettivo.
Interessante…. Un modo per riflettere su alcuni comportamenti che spesso si adottano inconsapevolmente.
Bell'articolo, tematiche importanti e che condivido. Sto facendo un lavoro dove mi sarebbe utile utilizzare questo tuo post: posso usarlo?
Certo Sarah puoi usarlo tranquillamente …. cita da qualche parte la fonte 😉
Il tuo formidabile articolo mi ha fatto riflettere che diverse delle tue indicazioni le applico inconsapevolmente, istintivamente, questo dovrebbe farmi sentire a posto, invece mi rendo conto che per eccellere nella materia devo applicare tutte le tue regole in maniera piu' organica ed efficace. Ti aggiornero' (feedback) tra qualche tempo
Ottimo articolo. L'ìatteggiamento giusto e' quello che "compensa" il crollo delle certezze della nostra società "liquida" (rubi un termine coniato da Bauman). Il leader e' colui che sa inspirare una narrazione lineare oramai persa. Chi comincia oggi a lavorare non pensa piu' a lungo termine, per cui gli stimoli quali la carriera, la fedelta' aziendale, che portava ad una serena pensione, non esistono piu'. Il leader deve puntare sul rafforzamento dell'Io del suo collaboratore, sulla sua capacita' di resistere e superare le difficoltà. Lui ne sara' grato e motivato.
Concetti drammaticamente chiari e semplici (verità, chiarezza, linguaggio, comunicazione, … ), carichi di una potenzialità infinita se applicati nativamente. Intendo: se le hai in te ne puoi essere consapevole e quindi svilupparle e potenziarle. Se non le hai difficilmente assumeranno quella caratteristica unica di qualità innata naturalmente efficace. In ogni caso, grazie per le riflessioni cariche di contenuti che porgete da questo sito, a me personalmente utilissime e che non manco mai di segnalare ad amici e conoscenti. Grazie ancora e continuate così.
Pubblicazione superlativa. Grazie molte.
L'ho rilanciato come link sul mio status di LinkeIN.
Il mercato di oggi richiede grande flessibilità e sicuramente la formazione motivazionale fa la differenza..trovare le sicurezze dentro di se..consente a chiunque di conquistare il mondo..indipendetemente dal mondo dove sta andando…
oratrice motivazionale
Carla Rotondo
Un articolo chiaro, diretto e pieno di ottimi spunti !!
L'applicazione di questi sette, chiari e semplici concetti può essere utilissima sia in un ambiente d'aula, sia se si voglia trasportarli in un'attività lavorativa.
Grazie !! Ne userò buona parte per la mia professione..
Stefano dP
Ciao a tutti!
Complimenti Luciano!Noto in ogni articolo che riesci a sviscerare i concetti molto comuni e noiti facendo notare particolari che altri non vedono.E’ una tua dote sicuramente.
Un mio amico mi dice spesso: “se continui a fare le stesse cose otterrai sempre gli stessi risultati”.
Non si rende conto che:” se continua a dirmi le stesse cose gli risponderà sempre allo stesso modo!”.
Io mi sto rendenco conto che il dialogo è importantissimo e bisogna cambiare parole se vedi che non si procede nella comunicazione.Molti, anche bravi,sono duri nel capire questa cosa e non sono flessibili.
Buon pomeriggio a tutti!
Mi occupo di formazione professionale dal 1991. Non ho mai iniziato, purtroppo, un percorso universitario ma unendo una naturale dote comunicativa, la passione per la condivisione delle competenze e delle conoscenze e gli studi tecnici superiori da me affrontati e superati, in questi poco più di 20 anni, ho formato persone di diverse fasce di età ed estrazione socio-culturale.
Oggi, alla soglia dei 44 anni, vorrei poter iniziare un percorso universitario ma, obiettivamente, non saprei che indirizzo intraprendere.
Eventuali indicazioni sono ben accette, intanto Vi ringrazio per gli ottimi contenuti del blog e del sito che, in alcuni casi, ho fatto miei per affrontare situazioni personali e professionali.
Cordialmente
Biagio Di Salvo
Un’idea stupenda.. ti capisco perfettamente perchè ho provato le stesse cose nel mio percorso di vita e guarda caso anch’io son laureata in Scienze Politiche. Ora che a giorni mi ritroverò di nuovo sul campo.. di battaglia o di ricerca di lavoro.. spero che i tuoi spunti mi siano d’aiuto, visto che probabilmente non ho chiara la meta..
Ho letto con interesse l’articolo in quanto prossimo ad un incarico che avrà tra gli obiettivi proprio il miglioramento della produttività aziendale. Ho trovato molti spunti interessanti che mi potranno aiutare ad affrontare con maggior consapevolezza la prossima sfida. F.B.
Sono molto contenta di aver letto questo articolo era proprio ciò che cercavo. Il mio lavoro, infatti, consiste nel raggiungere gli obiettivi attraverso un team di lavoro e, a sua volta il mio ruolo di coordinatrice , mi spingei sempre più a raggiungere determinati obiettivi che sono conseguenziali al raggiungimento di risultai di ciascun collaboratore. Pertanto faccio i miei complimenti per queste consderazioni che già domani applicherò e spero di leggerne nuovamente altre.
Grazie Anna
Mi fa piacere che l’articolo sia stato utile
a presto
Ho letto con attenzione e dovizia di particolari l’articolo in argomento. In realtà spesso mi imbatto in questo tipo di considerazioni e riflessioni in quanto nel mio lavoro… atipico rispetto alla molteplicità degli utenti di linked in occorre essere ben consapevoli dei rischi che si corrono nella perdita della motivazione dei propri collaboratori. La mia esperienza da oltre 10 anni come Ufficiale dell’Esercito mi ha insegnato che motivazione, squadra e leadership (non solo del “capo” ma di tutti ai vari livelli) sono i necessari elementi per una perfetta riuscita di qualsiasi attività.
Nel leggere quanto pubblicato ho evidenziato però un aspetto a mio avviso solo un po trascurato… la ricerca e consolidamento della unicità d’intenti e di scopi che io solitamente la immagino e la disegno ai miei interlocutori come un arcobaleno… non importa il colore che si segue nel guardare un arcobaleno nel cielo o che si salti da un colore all’altro dello stesso…. ma la cosa importante è che lo stesso inizi per tutti e termini per tutti nello stesso punto…
E’ un esempio semplice che uso per sviluppare le individualità… motivare la ricerca di soluzioni… ed incentivare il singolo nella scoperta della propria importanza per la collettività stimolando il clima organizzativo e facendo sentire ognuno parte di un tutt’uno.
Complimenti per le Osservazioni.
IT ARMY – OFFICER – Mauro
Ottimo è davvero utile
Concordo, riflessioni molto interessanti. Sono nuovo nel ruolo di manager e tutte quest informazioni sono fondamentali. Grazie.
Trovo molto interessante l’ osservazione che fai in merito alla mancanza di motivazione intesa come contrapposizione tra gli obiettivi dell’azienda e gli obiettivi del lavoratore. Cercherò di fare tesoro da questa osservazione, grazie per averlo condiviso con i tuoi lettori.
Il punto che mi ha fatto più riflettere è quello dell’importanza sui feedback. Molto spesso per mancanza di voglia e/o di tempo si tende (o per lo meno, IO non tendo) a non dare i feedback positivi, concentrandosi solo sugli aspetti che non vanno. Credendo, in modo sbagliato, che il silenzio sia sintomo del “visto che non mi critica e non mi dice nulle, vorrà dire che va bene così” si cade, come giustamente sostieni, nell’apatia completa dei dipendenti.
Grazie per il tuo articolo, inizierò da subito a mettere in pratica i tuoi consigli!
Ciao Carlotta Grazie per il commento
si hai proprio ragione dare feedback positivi e non solo negativi è una delle cose più importanti che possiamo fare e che troppo spesso ci dimentichiamo di fare.
RIFLETTERE PER CRESCERE
Non puoi insegnare qualcosa ad una persona.
Puoi solo aiutarla a scoprirla dentro di se”.
Galileo Galilei
Ciò che ascolto, dimentico.
Ciò che vedo, ricordo.
Ciò che faccio, comprendo.
Confucio
Non si apprende senza voler apprendere e senza per proprio conto cercare.
Socrate
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi.
Proust
Il vero sapere è conoscere le cause.
Aristotele
Il talento si forma nel silenzio, il carattere nel vortice della vita
Goethe
E se il sole può donare al cielo il suo arcobaleno più bello solo dopo un temporale, anche la vita, forse, ci maltratta un po’ per poterci offrire qualcosa di prezioso.
L. Tangorra
Ho sempre pensato che la vita non si ferma dove finiscono le linee di gesso del campo
Lilian Thuram
Le linee di gesso, a volte, sono dentro di noi
Lilian Thuram
Non permettere che qualcuno venga da te e che poi vada via senza essere migliore e più contento
Madre Teresa di Calcutta – Anjeza Gonxhe Bojaxhiu
La mente libera vola oltre gli orizzonti, là dove i pensieri si incontrano.
La paura ai cambiamenti ed alla esplorazione di nuovi percorsi ed idee è il limite della visione stessa
Amedeo Baldini
Il mio obiettivo è la linea dell’orizzonte.
Mi muovo verso la linea dell’orizzonte, passo dopo passo, osservo che la distanza appare immutata, sono consapevole che l’obiettivo si concretizza nella volontà
Amedeo Baldini
Ciao Amedeo
Grazie infinite per queste citazioni
HO IMPARATO QUALCOSA IN PIU DI CIO CHE PRIMA DI LEGGERE SAPEVO…
HO RISCONTRATO ALCUNE COSE CHE PER PRATICITA E LAVORO FACCIO OGNI GIORNO …
LEGGERE QUESTO INTERESSANTE ARTICOLO è UNA BELLA E SANA CRESCITA PROFESSIONALE !!!
GRAZIE
Ciao, interessante articolo. Mi ci sono ritrovato e ho tratto diversi spunti di riflessione.
Un articolo che ti apre gli occhi! Sono questi gli spunti che vorrei trovare più spesso lungo il mio percorso! Vorrei improntare una tesi proprio su alcuni dei tuoi punti se me lo concedi e utilizzare il tuo articolo citando ovviamente la fonte . Posso ?
certo che puoi