[….. È il peggior incubo di chiunque debba parlare in pubblico. Il mio amico, uno psicologo, si era recato in aereo dalla East Cost alle Hawaii per tenere una relazione a un congresso di ufficiali di polizia. Aerei in ritardo e coincidenze saltate gli avevano fatto perdere una notte di sonno, lasciandolo al tempo stesso esausto e in preda al jetIag (Traducibile con “mal di fuso orario”) – e il suo discorso era proprio in apertura, al mattino. Fin dal principio, l’idea di tenere quel discorso lo aveva messo in apprensione, dal momento che avrebbe assunto una posizione controversa.., Ora, lo sfinimento stava rapidamente trasformando quell’apprensione in vero e proprio panico.
Il mio amico ruppe il ghiaccio raccontando una barzelletta – masi bloccò proprio prima della battuta finale. Se l’era dimenticata. Si congelò, la mente come una lavagna bianca. Non solo non ricordava la battuta finale della barzelletta – aveva dimenticato anche il resto del discorso. Improvvisamente, per lui, i suoi appunti non avevano più alcun senso e la sua attenzione era concentrata su quel mare di volti con gli occhi fissi su dil ui. Dovette scusarsi, congedarsi e lasciare il podio.
Solo dopo un riposo di diverse ore riuscì a ricomporsi e a tenere la sua relazione – barzelletta compresa – riscuotendo un grande successo. Raccontandomi in seguito di quel suo iniziale attacco di panico, mi disse: «Non riuscivo a pensare ad altro che a quelle facce che mi fissavano – ma non ero assolutamente in grado di ricordare che cosa dovessi dire…….]
Questo è solo uno dei tanti aneddoti contenuti nel testo “Lavorare con l’intelligenza emotiva” di Daniel Goleman. Il testo è diventato ormai un classico della letteratura sulla formazione professionale, aziendale e non solo.
L’autore Daniel Goleman, psicologo cognitivista, da tempo si occupa di Intelligenza Emotiva (IE), ed è a tutt’oggi considerato una delle maggiori autorità nel campo. Nel suo libro troviamo a supporto delle sue tesi dati, analisi e ricerche svolte sui lavoratori di grandi società europee e statunitensi.
Abilità emotive e successo personale
Queste “abilità emotive” secondo Goleman assicurano successo sul lavoro e nella vita personale, e rappresentano, un tentativo per scavalcare il parere diffuso che sia meglio porre una divisione fra emozione e pensiero.
Del resto ce ne rendiamo conto anche noi tutti i giorni, osservando quelle che sono le politiche di selezione del personale delle aziende. Sempre più spesso, sono richieste, infatti, abilità personali come l’iniziativa, l’empatia, la capacità di adattamento e persuasione, mentre le abilità intellettuali (quelle che di solito vengono rilevate dai test psicoattitudinali) e le conoscenze specifiche della materia, sono considerate alla stregua di semplici pre-requisiti di base per svolgere un lavoro, ma non competenze per eccellere e raggiungere risultati ottimali. Molto spesso le competenze tecniche non sono neppure oggetto di verifica, nei processi di selezione dei candidati perchè si parte dall’assunto che avere un atteggiamento di apertura e disponibilità all’apprendimento sia più importante delle conoscenze tecniche stesse.
Ma che cos’è questa intelligenza emotiva e perché dovrebbe esserci utile al lavoro?
Per Goleman l’intelligenza emotiva è tutto ciò che nella nostra mente concerne il capire e controllare i propri sentimenti, entrare in empatia con gli altri, essere ottimisti e realisti, avere fiducia in sé stessi. Insomma, tutto quello che attiene al governo delle emozioni. Da qui il nome “Intelligenza emotiva”.
L’importanza del testo la si ritrova nel fatto che Goleman non si limita a descriverla in maniera teorica ma la analizza e la declina in 25 vere e proprie competenze con le rispettive abilità. Raccogliendole tutte si può ottenere una vera e propria griglia di valutazione composta da: nome della competenza, relativa descrizione e griglia dei comportamenti che la identificano e la misurano.
Facciamo un esempio. Nel nostro paese si dice spesso che c’è bisogno di flessibilità ed ottimismo. In particolare quando si parla di mercato del lavoro, di giovani e di ricerca del lavoro si sostiene spesso che è importante per qualunque candidato mostrare flessibilità, e ottimismo.
Ma che sono nello specifico la flessibilità e l’ottimismo? Ci viene incontro il testo di descrive la “Flessibilità” come l’abilità di essere flessibili nel rispondere al cambiamento. Le persone con questa competenza sapranno:gestire senza difficoltà molteplici richieste, priorità in evoluzione e rapidi cambiamenti b)adattare le proprie risposte e le proprie tattiche alla fluidità delle circostanze, interpretano gli eventi in modo flessibile . Mentre l’ottimismo è la capacità di avere Costanza nel perseguire gli obiettivi. Le persone con questa capacità quindi: a)insistono sul perseguire gli obiettivi b)agiscono spinti dalla speranza di successo e non dalla paura del fallimento c)attribuiscono gli insuccessi a circostanze controllabili, e non li interpretano come fallimenti personali.
Un testo utile ai formatori e a chi gestisce le RU
Il testo rappresenta quindi una vera e propria guida alla definizione di competenze emotive, utile sia a chi si occupa di gestione delle risorse umane sia a quanti si occupano di progettazione formativa, risolvendo in parte anche il problema sollevato dai differenti sistemi di classificazione delle competenze che coesistono nel nostro paese, in riferimento alle cosiddette competenze trasversali.
Se qualcuno si è occupato di progettazione formativa, si è reso facilmente conto del fatto che nel nostro paese coesistono sistemi differenti di declinazione e classificazione delle competenze (proposti dall’ISFOL, da Itaia Lavoro, dal Ministero dell’Istruzione) ma tutti lasciano scoperta l’area delle cd competenze trasversali (il saper essere). Il testo propone quindi una risposta organica e strutturata al problema. Basta sfogliarne le pagine e si trova una raccolta di competenze pronte all’uso.
Un testo utile a chi è in cerca di lavoro per la compilazione del Curriculum
Il testo può essere utile anche a chi deve compilare il curriculum vitae in formato europeo.
Se qualcuno si è cimentato nella stesura di un CV in formato europeo, per la partecipazione ad un bando pubblico o ad una short list, si sarà reco conto della struttura particolare di questa forma di Curriculum. La caratteristica principale la si riscontra nella focalizzazione sulla descrizione delle competenze. Immediatamente successiva alla descrizione delle esperienze passate di lavoro il modello presenta i box relativi alla declinazione delle competenze. Vengono prima le competenze linguistiche, poi quelle informatiche. E fin qua niente di particolarmente difficile. Misuriamo la competenza linguistica in base a strumenti standardizzati e già diffusi sul mercato. Ad esempio nel caso dell’inglese possiamo indicare il punteggio riportato nell’esame del Pet, o del TOEFL o in alternativa se non abbiamo mai fatto un corso di inglese extrascolastico e non ci siamo mai sottoposti ad un esame di valutazione delle competenze linguistiche, possiamo utilizzare come strumento di autovalutazione il “Quadro comune europeo di riferimento per le lingue”.
Per le competenze Informatiche, similmente, sul mercato si diffondono strumenti di rilevazione delle competenze standardizzati e riconosciuti come : La patente europea e le certificazioni delle multinazionali americane di software (Microsoft, Sun, MySql etc etc).
Il vero problema nasce quando andiamo a riempire i box relativi alle competenze trasversali o emotive che dir si voglia. Il modello del curriculum europeo presenta infatti i campi: “Capacità e competenze sociali” e “Capacità e competenze organizzative”.
A questo punto ci viene incontro il testo di Goleman che rappresenta un vero e proprio dizionario delle competenze emotive da cui attingere.
In sintesi
Il testo “Lavorare con l’intelligenza emotiva” di Daniel Goleman Il testo un classico della letteratura sulla formazione professionale aziendale.
Il testo rappresenta un vero e proprio manuale, assolutamente da leggere e studiare in ogni sua parte per chi si occupa di formazione professionale e gestione delle risorse umane!
Scritto nel 1995 propone idee e concetti tuttora attuali ed utili ad orientare quanti operano sul mercato del lavoro e della formazione.
Luciano Cassese
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credo che mi manchi la scioltezza di parlarein pubblico ..
secondo me un requisito da aggiungere è la capacità di riflessione, per assimilare le cose imparate ma anche per giungere a delle conclusioni di fronte ad una situazione/problema e la capacità di evolvere, ovvero di non fossilizzarsi in un modo di pensare/agire magari per comodità/paura, quindi un po’ di spregiudicatezza nel senso buono e di apertura mentale, che ti fa vedere oltre.
Sicuramente ci sarebbe altro da dire, comunque io non mi ritengo una persona di successo pur rispecchiandomi praticamente in tutte le competenze descritte. forse bisogna anche volerlo..:)
cordialmente,
Patrizia
Ciao Luciano!
Io mi sono reso conto che ci sono tante di quelle cose da fare che uno non potrebbe più fare altro.
Come si fanno a sviluppare tutte le competenze che hai scritto negli 11 passi e svolgere anche la propria vita?Pensi che sia meglio fare le cose se uno ne ha il bisogno immediato?
Per imparare l’Inglese io non penso che adesso mi serva per forza,anche se sarebbe utile, visto che sto già facendo altre cose importanti.Le priorità sono poche e se si perde il filo non si conclude niente.
Grazie mille.
Buona notte!
Juri,
in questo mese ho letto tantissimo materiale sul personal branding e l’autovalorizzazione e quindi il mio commento si basa su quello che ho letto e cioè che queste competenze sono impossibili da sviluppare tutte insieme (anche perchè per molte di queste si ha bisogno di un periodo medio lungo, come ad esempio l’inglese).
Le competenze e le conoscenze vanno quindi acquisite una ad una in base agli obiettivi che ti prefiggi. Tutto è utile , ma non tutto è indispensabile (sia per la propria carriera , sia per la vita privata). Quindi va fatta una selezione per evitare sprechi di tempo e di energie.
Ad esempio se usi già l’inglese al lavoro non hai bisogno di studiarlo a meno che da tempo mediti di andare in Inghilterra a lavorare e la tua azienda ti richiede un certificato di lingua.
Come hai detto giustamente, “io non penso che adesso mi serva per forza,anche se sarebbe utile”, se l’inglese ti serve “per forza” allora investi tempo e denaro in un corso. Altrimenti nada 😉
Ti dedichi ad altro, a quel qualcosa che “serve per forza” per (come dice Luciano) “avere successo” (se vuoi avere successo in qualcosa 😉
Idee, commenti?
Sono d’accordo! Hai dei suggerimenti, tipo libri, videocorsi, siti e materiale vario affidabile e pratico per migliorare in queste 11 abilità?
D’accordo. Alla base di tutte queste competenze, però, deve esserci L’AUTO-OSSERVAZIONE. Solo la capacità di osservarsi permette di sviluppare o migliorare alcune capacità personali come quelle che hai indicato. Credo che tu lo abbia sottinteso, ma per molte persone è proprio la carenza di questa capacità a costituire il principale ostacolo per ogni forma di cambiamento.
grazie gentile prof Cassesse, sono molto affascinata da quante idee e consigli formativi si trovano nel sito. è veramente una miniera. alcune pagine le ho tampate e ne ho fatto oggetto di conversazione con alcune famiglie della mia associazione: http://www.labreccia.net
devo dirti che c’è un ascolto profondo e la convinzione che questi consigli sono saggi e bisonga applicarli per stare meglio e felici con gli altri.
grazie, ti leggo volentieri quando posso.
maria
Articolo molto interessante!
Io aggiungerei anche:
– il coraggio di pensare e agire in modo innovativo
– una grande fiducia nelle proprie potenzialita’
Saluti
Sante
Grazie di questo contributo Sante
Molto interessante l’articolo, ma, io direi che le prime sei competenze tengono di più della propria natura e delle doti di ogniuno di noi, mi permetterei di dire che sono poche le persone che possiedono tutte queste cappacità; come la gestione dello stress, anche questa direi che non è una competenza che s’impara tanto, è qualcosa di più. Dipende di quanto ti pesa o di quanto ti da fastidio una situazione, una persona, una frustrazione poi dipende del carattere, di sè stesso e alla fine se si impara a convivere con lo stress ancora meglio, non fai più caso è riesci più facile a gestirlo. Ma, per questo ci vuole un carattere forte fin dalla nascita.
In fine io aggiungerei un’altra competenza che mi piace e che penso sia importante, LA PERSEVERANZA,.che penso abbia la stessa radice come le altre in discussione. 🙂
Ciao Maicuta ,
Quelle elencate sono competenze ed è vero nessuno ce le ha tutte ! Ma sono pur sempre competenze quindi con impegno e psi possono acquisire.
Coleman pone l’accento proprio sull’opportunità di cercare le competenze che servono e apprenderle!
Scusatemi gli errori non sono di madrelingua italiana:)
Trovo giuste tutte queste indicazioni, assolutamente!!
Io aggiungerei piuttosto delle sottocategorie:
4- Per il social networking trovo fondamentale la capacità di ascoltare gli altri e di essere empatici. Perchè una comunicazione non diventi un monologo!
6- Pensiero critico e propositivo aggiungerei. Per non crearsi ostacoli da soli!
10- Gestione dello stress e autocontrollo.
E’ un piacere leggerti.
sono d’accordo; forse oggi decaloghi, skill list ecc. appartengono più al nostro passato, quando la realtà non stava crollando come fa ora… insomma, io le sto rivedendo. Aggiungerei infatti la RESILIENZA, come ho descritto qui: https://www.velediluce.com/scienze/cuore-scienza
Ho accettato un suggerimento e mi trovo su questo sito, Sono contento perché ho avuto conferma di un paio di percorsi di crescita che sto costruendo. mentre ho avuto da voi altri spunti per nuove riflessioni. Buon verbo, molto user friendly. Passerò parola grazie.
Articolo molto interessante, aggiungerei in effetti la capacità di guardare serenamente in se stessi per valutare le potenzialità e/o i difetti su cui lavorare. Spesso però mancano il coraggio e gli strumenti per fare questa analisi, primo passo per non restare bloccati in clichè creati in precedenza.
Grazie per gli spunti!!
Ciao Daniela Grazie per questo feedback .
Hai ragione quando dici che spesso manca il coraggio di fare una analisi serena. Penso che questo dipenda dal fatto che non è semplice mettersi in discussione. Tutti noi umani siamo OMEOSTATICI. Tendiamo a conservare una situazione di equilibrio anche quando non ci piace del tutto. Tuttavia oggi con i cambiamenti in atto nei mercati (penso non solo alla crisi ma a tutti i cambiamenti che stiamo vivendo) è indispensabile fare queste analisi .
Ciao e grazie
Sveglia!!!
…Per avere successo nella vita sono ben altre le cose fondamentali.
Innanzitutto bisogna nascere in una famiglia solida che abbia la funzione di supporto e lancio.
Il familismo è essenziale! Ma non basta!…questa famiglia deve avere agganci (neanchè troppo influenti) nei 3 rami sostanziali della società “civile” in cui viviamo: pubblica amministrazione, controllo politico (es. amministrazioni locali), preti! Questo insieme ti consentirà di avere successo nella vita, di ricoprire cariche importanti, di ottenere onorificenze e di essere ricordato fra i posteri.
Qualcuno dirà…”sei un retrogrado ignorante”….Beh! non fa nulla…d’altronde credere nelle favole è cosa dolce…ma chi pensa di arrivare ad avere successo con il proprio sudore, con la propria creatività…mi spiace dirgli che babbo natale non esiste!
Vivere una menzogna con sicurezza che venga compresa oppure rincorrere una verità incomprensibile?
…Dedicato a tutti i sognatori (non attrezzati)!
Ciao Pako
Certo se la pensi così … vuol dire che la vita per te è una condanna!
Io non sono nato in una delle famiglie che dici tu e quindi non diventerò mai nessuno ? non penso proprio !
Quello che dici forse può essere vero in parte in certi ambienti ma, non è dappertutto così ! spazi per emergere ce ne sono !
Vedi ci sono tanti esempi di persone che pur non partendo da condizioni di vita favorevoli hanno raggiunto ottimi traguardi nella vita !
Steve Jobs, Bill Gates, Phil Falcone, fondatore di Herbinger Capital , JON CORZINE GOLDMAN SACHS (figlio di Contadino ), Anthony Robbins, Papa Giovanni Paolo II, CHRIS GARDNER, IL PROTAGONISTA DI “ALLA RICERCA DELLA FELICITA’”, Giovanni Rana (il mister tortellini), Benigni, Diego Abatantuono, Maradona e tanti altri calciatori famosi, ROBY FACCHINETTI (pooh) ,Lorella cuccarini, Massimo ranieri, E tantissimi altri . Per non dimenticare il Grande Italo Cillo,
io ho avuto la fortuna di conoscere tantissimi di loro. Se ti giri attorno li vedrai anche tu!
Ciao.
Articolo stupendo,mi è da stimolo ad oggi per la mia situazione lavorativa.
Sono da 4 anni che lavoro per una multizionale che mi chiude tutte le porte per eseperienze lavorative interessanti,all’estero oppure per far carriera e maggiori guadagni.
Questo capita con tutti noi dipendenti che abbiamo una matricola,mentre con chi ha un Nome e Cognome…la strada è molto semplice.
Stufo di questa situazione,avendo pochi guadagni a livello di soldi ,di esperienza lavorativa,e di cv…stò pensando di dimettermi. Il punto è questo : lo faccio ora che non ho nulla tra le mani di nuovo oppure aspetto di trovare altro ed intanto continuo a vivere una situazione lavorativa che mi logora giorno dopo giorno?
Luciano,
è molto bello che tu metta a disposizione delle dispense gratis in merito al Public Speaking.
Tuttavia non concordo quando dici “Per ottenere risultati tu devi solo studiartelo”.
Ho frequentato il corso di Public Speaking all’università e mi permetto di dire che per ottenere risultati bisogna METTERE IN PRATICA ogni volta che abbiamo occasione di parlare davanti a un pubblico . Forse il concetto è sottinteso, ma come l’hai scritto dà l’idea che chi legge impara subito come comportarsi: in teoria sì, in pratica no.
In realtà l’ideale sarebbe un corso in aula con teoria e pratica, dove i partecipanti imparano la teoria, tornano a casa, provano i discorsi applicando le tecniche, tornano in aula per la performance e ogni volta si fanno valutare da un tutor il quale fa notare gli aspetti positivi ed eventuali errori. E così via fino a quando una persona diventa un minimo autosufficiente.
Cosa ne pensi? 🙂
Ciao Luciano.
Ho notato su me stesso che affidarsi al proprio Dio interiore fa accedere a delle risorse inaspettate.La focalizzazione e concentrazione ti aiuta molto anche nella vita.Se uno studia oltre il necessario si rischia di avere molti concetti mentali.Per me non fare niente di inutile e avere la mente libera ha aiutato ad avere chiarezza.Se vivi il presente in automatico stai facendo le scelte giuste.
Buon weekend a tutti.
Juri
anche se questo blog non tratta di spiritualità posso dirti una cosa che , affidandosi alla propria voce interiore non si sbaglia quasi mai … È il modo in cui il divino ci parla
Ciao
E’ proprio vero e molte cose le condivido.
Mi riconosco in tutte *O*