Che cos’è la creatività ?

La creatività è una meta competenza ed è la Capacità di produrre nuove idee, invenzioni, opere d’arte e simili.

Oggi si parla spesso di creatività ! Sui quotidiani e sulle riviste di settore negli ultimi anni si sente parlare anche un pò troppo spesso di creatività.

Alle volte questo è utilizzato in accezione positiva, in particolare quando si fa riferimento allo “Stile Italiano” al “design industriale” oppure quando si valutano le competenze di alcune specifiche professionalità (fotografi, registi, grafici, musicisti, pubblicitari, etc. etc. ).

Altre volte, e più spesso, la parola è utilizzata con un’accezione negativa e in termini denigratori quasi ad indicare la ricerca di evasione a tutti i costi. Così troviamo sulle maggiori testate giornalistiche le espressioni del tipo “Finanza creativa”, “contabilità creativa dei furbetti del quartierino”.

Ma che cosa significa realmente essere creativi? La creatività può essere considerata una è una competenza acquisibile e misurabile? Quali sono gli indicatori che ci permettono di misurare i livelli di performance in termini di creatività?

Il problema della definizione della creatività come “competenza misurabile”  è un tema importante che ricade sulla valutazione delle risorse umane in azienda e basti ricordarsi che Walt Disney fu licenziato da un direttore di giornali per “mancanza di creatività”!

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Nel dizionario Zingarelli alla voce “Creatività” troviamo la seguente definizione: “Creatività (da creativo; 1951) s.f. 1 Capacità crea-tiva, facoltà inventiva: la c. dei bambini I (psicol.) Capacità di produrre nuove idee, invenzioni, opere d’arte e sim. 2 (ling.) Capacità del parlante di capire e di emette-re enunciati che prima non ha mai sentito.

La prima cosa che si nota è che il termine creatività è apparso solo recentemente nel vocabolario della lingua italiana. E in effetti, anticamente la parola e il concetto stesso di creatività come capacità/competenza umana non esisteva. Esisteva solo il concetto di creatore. La capacità di Dare vita a cose del tutto nuove e che prima non esistevano era un’abilità riconosciuta solo a un essere superiore.

Il verbo “creare”, di derivazione latina, risale al periodo tra il 1276 e il 1294 (De Mauro-Cortelazzo Zolli); il sostantivo “creatività”, invece, appare nella lingua italiana solo nel 1951.

Una tra le migliori definizioni di “creatività” è quella di Henri Poincarè, matematico francese vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento; Poincarè intende la creatività come: la capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili, ma soprattutto “belle.

Naturalmente, nella sua definizione non si fa riferimento alla bellezza puramente estetica, ma a qualcosa che ha a che fare con l’eleganza così come la intendono i matematici: armonia, economia dei segni, rispondenza funzionale allo scopo.

Questa definizione di creatività può essere valida anche per le scienze, le arti, la tecnologia: oltre a individuare il fenomeno-creatività, indica anche presupposti, condizioni e risultati del processo.

Ho scelto la definizione di Poincarè in quanto è molto utile alla definizione della “creatività” in termini di competenza/abilità personale acquisibile nel tempo e misurabile.

Presupposto di questa definizione e che niente si crea dal niente si parte da “elementi preesistenti”: qualcosa, quindi, che c’è già.

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Le condizioni necessarie per cui ci sia creatività sono la “capacità di unire gli elementi”, che può essere applicata a qualsiasi argomento, unita alla capacità di selezionare, tra tutti quelli i disponibili, gli elementi più adatti.

A mio giudizio l’abilità nel selezionare presenta, a sua volta, cinque presupposti / competenze: Conoscenza, intuizione, esperienza e tenacia, attitudine all’innovazione.

  1. Conoscenza delle cose: per individuare gli elementi che vanno uniti bisogna prima di tutto conoscerli.
  2. Intuizione (e forse anche istinto): permette di fare una scelta funzionale tra molte opzioni disponibili, anche quando non è possibile valutare in modo esauriente la complessità di tutte le variabili in gioco.
  3. Esperienza:. L’esperienza è frutto di ripetizione e sperimentazione, sviluppa l’intuizione e affina l’istinto.
  4. Tenacia: La tenacia è un fattore fondamentale. Tenacia, è il procedere per tentativi ed errori puntando continuamente all’obiettivo prefissato, senza arrestarsi di fronte alle difficoltà.
  5. Attitudine all’innovazione: è il provare piacere a cercare esperienze nuove. E’ capacità di sentirsi a proprio agio e di avere un atteggiamento aperto di fronte a idee, approcci e informazioni nuovi.

Il “processo” per essere considerato creativo, in base alla definizione che abbiamo adottato, deve mostrare in termini di risultati due caratteristiche. La prima è che le combinazioni prodotte devono essere nuove, la seconda è che le combinazioni trovate siano, oltre che nuove, anche utili.

L’essenza dell’atto creativo è tutta in queste due categorie (il nuovo e l’utile): superare le regole (il nuovo) per istituire una migliore regola condivisa (l’utile).

In sostanza la creatività è il prodotto di una quantità di “nuovo” e di una quantità di “utile”, quantità che possono variare da “moltissimo” a “poco”. Questo è il motivo per cui alcune forme o espressioni di creatività ci appaiono intuitivamente più rilevanti di altre: la loro novità o la loro utilità (o entrambe), sono molto alte.
In ogni caso novità e utilità devono essere compresenti e non possono essere uguali a zero: in totale assenza di novità, o di utilità, non possiamo definire “creativa” un’idea.

Partendo dalla definizione di Poincarè, è possibile, quindi, evidenziare i fattori individuali del successo creativo. Per determinarlo sono essenziali: le caratteristiche dell’individuo (l’intelligenza, la personalità, il temperamento, etc. etc.) e l’ambiente, cioè il contesto economico, storico, culturale e sociale in cui ciascuno cresce, apprende e, in seguito, agisce.

Tra i tratti ricorrenti delle personalità creative ci sono sempre discreta componete di anticonformismo e di insofferenza per le regole, ma per dividere la creatività dalla trasgressione sono necessari altri due elementi: un’educazione di base, che si traduce nel rispetto per la propria disciplina, e il possesso di una consistente competenza specifica nell’ambito della stessa.

Per costruire il nuovo bisogna sapere bene quello che si sta facendo e avere un obiettivo. In questo caso è proprio la competenza che pone un confine netto tra i risultati ottenuti attraverso un processo creativo e quelli che derivano da una semplice rottura degli schemi.

Così intesa la creatività può essere misurata valutata e soprattutto migliorata, individuare degli indicatori di performance diviene più agevole. Tuttavia, è sempre necessaria una buona dose di motivazione personale e anticonformismo.

 

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Copyright foto in alto: “Scripta Manent” Album di googlisti Festival della Creatività + UXcamp (Set) on flickr

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Autore: Luciano Cassese

Luciano Cassese CEO Fosforo24 Fondatore ed editore di Professioneformatore.it Trainer, Speaker, Self Marketing Coach, Imprenditore On Line Appassionato Marketing, Sviluppo Personale, Meditazione https://www.lucianocassese.it