Professione | Professione Formatore https://www.professioneformatore.it Risorse per formatori e coach eccellenti Fri, 11 Mar 2022 09:58:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.7.12 Il fascino pericoloso della Formazione (e del Coaching) https://www.professioneformatore.it/il-fascino-pericoloso-della-formazione-e-del-coaching/ https://www.professioneformatore.it/il-fascino-pericoloso-della-formazione-e-del-coaching/#respond Wed, 02 Feb 2022 09:20:40 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=23207 My friend, qui Max Formisano.   Nell’ultimo decennio, è indubbio che il fascino del coaching abbia attirato migliaia di persone desiderose di imparare questa professione di supporto per singoli o team. Invece la formazione, che ha avuto il suo picco molti anni fa, nel nostro paese ha un’età consolidata di oltre mezzo secolo (mi riferisco […]

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My friend, qui Max Formisano.

 

Nell’ultimo decennio, è indubbio che il fascino del coaching abbia attirato migliaia di persone desiderose di imparare questa professione di supporto per singoli o team.

Invece la formazione, che ha avuto il suo picco molti anni fa, nel nostro paese ha un’età consolidata di oltre mezzo secolo (mi riferisco a quella manageriale).

Ma questo non significa che non sia, ancora oggi, uno degli strumenti principali di crescita delle aziende e delle persone.

 

La domanda che mi pongo è: a fronte di questo crescente offerta di “professionisti” del coaching, la domanda del mercato è cresciuta di conseguenza?

Lavorando da venti anni in questo mondo, credo di avere non solo il polso del mercato ma anche una fitta rete di amici e colleghi con cui scambio spesso informazioni.

 

E la risposta è: no!

 

Moltissimi autoproclamatisi coach, non hanno clienti a sufficienza per “campare” solo della professione. E non solo perché alcuni non sono davvero professionisti ma improvvisati, mestieranti, ma anche perché in un mercato abbastanza maturo (le prime scuole per coach risalgono a più 15-20 anni fa), senza strumenti di marketing sono pochi quelli capaci di fare strada.

Dunque, abbiamo un’anomalia di un mercato con un’offerta più “matura” della domanda (quando una persona è “bloccata” in qualche aspetto della sua vita, la prima cosa che gli viene in mente non è certo “ho proprio bisogno di un coach!”).

 

Altra domanda che richiede risposta, secondo me, è a che cosa si debba quest’attrazione per la professione.

Beh io ho una risposta più pragmatica rispetto all’improvvisa scoperta da parte di migliaia di persone del fatto che la loro missione consista proprio nell’aiutare gli altri!

 

  • Primo: il supportare le persone nella loro evoluzione esercita una sorta di fascino misterioso che ci fa sentire meglio, ci dona più potere personale.
    In altri termini: aiutando qualcuno, aiuto anche me stesso a sentirmi meglio.
  • Secondo: l’organizzazione di un corso di formazione viene percepita come un’attività molto più impegnativa rispetto a trovare uno o più clienti di coaching.
    Che si tratti di formazione aperta al pubblico pagante o formazione aziendale, l’asticella sembra essere molto più alta rispetto al procacciarsi singoli clienti.

 

Lungi da me l’idea di paragonare professioni così diverse (formatore e coach), ci sono degli assiomi che mi hanno sempre supportato nella formazione e nel coaching e che vorrei condividere con chi ha voglia di rimboccarsi le maniche per avere risultati di un certo livello

 

  1. Chi sa usare a livello professionale il marketing (il che non significa solo fare una paginetta in cui si regala qualcosa…), avrà sempre un vero business e non qualche cliente ogni tanto
  2. Chi sa come distinguersi realmente dai competitors (il che non significa trovare uno slogan creativo o ricorrere a prezzi stracciati), avrà sempre un vantaggio competitivo a supporto del proprio business
  3. Chi fa il proprio lavoro a livello eccellente, cioè in maniera di gran lunga superiore ai competitors, sarà sempre aiutato dal passaparola (che però, salvo eccezioni, non è più sufficiente, come era una volta, a costruire e mantenere in piedi un business).

 

Se sei un formatore a 360°, o se sei un coach, che tu lo voglia o no,

dovrai capire e accettare i seguenti principi.

 

  • Se userai a livello professionale il marketing, avrai un vero business e non qualche cliente ogni tanto.
  • Se saprai come distinguerti realmente dai competitors, avrai sempre un vantaggio competitivo a supporto del tuo business.
  • Se farai il tuo lavoro a livello eccellente, cioè in maniera di gran lunga superiore ai competitors, sarai sempre aiutato dal passaparola.

 

Devi riflettere su questo concetto: se il marketing fosse qualcosa di facile o intuitivo, tutti avrebbero successo.

Invece è qualcosa che dovrebbe essere studiato e approfondito con la giusta attenzione e il giusto tempo, per avere possibilità di spiccare mercati competitivi come quelli della formazione e del coaching.

 

L’errore forse più comune di coach e formatori che entrano nel mondo del lavoro è quello di voler prendere la fascia più ampia possibile di mercato.

Invece, il modo corretto è il contrario: restringi il più possibile (ma senza esagerare) il tuo target ideale, che ti considererà uno specialista e ti preferirà ai generalisti (approfondirò questo tema quando parlerò di nicchia e posizionamento).

 

Nella formazione: ormai basta un sito per proclamarsi esperti di team building e leadership senza mai aver avuto uno straccio di collaboratore!

Ma anche di gestione del tempo, di relazioni efficaci, di creatività, di public speaking, di vendita, intelligenza emotiva e così via.

Invece, il modo corretto è il contrario: costruisci un business su una sola specializzazione e quando raggiungi solide fondamenta (e così il tuo brand), puoi pensare di affiancare un altro tema a quello originario (e così via, lo consolidi nel tempo e poi puoi aggiungere qualcos’altro).

                                   

Nel coaching: sono stufo di vedere ragazzetti con la bocca ancora sporca del latte della mamma, che entrano nel mercato proclamandosi, life, sport e anche business coach, senza mai aver messo piede in una vera azienda.

Con un occhio alle richieste del mercato, fai quello che sai fare, preferendo sempre ciò che rispecchia i tuoi talenti, le tue passioni e le tue competenze.

E questo vale anche per la formazione.

 

My friend, alla prossima!
Max Formisano.

 

 

PS: se vuoi buttarti a capofitto nello studio di queste discipline sotto la mia guida (sono anche conosciuto come “il Formatore dei Formatori”), e vuoi diventare un formatore o un coach, distinguendoti da tutti gli altri e puntando solo all’eccellenza, allora scopri il mio ultimo corso Trainer Legend:

 

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Guadagnare viaggiando: ecco i segreti dei 4 travel blogger più famosi https://www.professioneformatore.it/guadagnare-viaggiando-ecco-i-segreti-dei-4-travel-blogger-piu-famosi/ https://www.professioneformatore.it/guadagnare-viaggiando-ecco-i-segreti-dei-4-travel-blogger-piu-famosi/#respond Sun, 09 Jul 2017 23:26:37 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=22913 Se non sei già un nomade digitale, ti sarà senz’altro capitato di sognare di poter abbandonare il lavoro d’ufficio e riuscire a guadagnare viaggiando. Lavorare girando il mondo e gestire il proprio tempo in totale autonomia è quanto possono permettersi oggi molti professionisti del web. Giornalista freelance, web designer, photo editor, insegnante o interprete in […]

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Se non sei già un nomade digitale, ti sarà senz’altro capitato di sognare di poter abbandonare il lavoro d’ufficio e riuscire a guadagnare viaggiando.

Lavorare girando il mondo e gestire il proprio tempo in totale autonomia è quanto possono permettersi oggi molti professionisti del web.

Giornalista freelance, web designer, photo editor, insegnante o interprete in rete, sono solo alcune delle professioni che possono essere svolte potendo cambiare a proprio piacimento la postazione di lavoro.

Tra queste, una delle più invidiate è senza dubbio quella del travel blogger: non solo ha la possibilità di spostarsi ogni volta che ne ha voglia, ma è il viaggio stesso la risorsa principe del suo lavoro.

Se anche tu vorresti diventare un blogger di viaggi, allora ti potranno interessare i consigli di Matthew, Ana Silva, Erin e Sankara, quattro tra i travel blogger più popolari in rete.

Ecco i consigli dei 4 blogger di viaggio più famosi:

 

1) Matthew Karsten: “Il lavoro del travel blogger non è così facile come sembra. Ci ho messo anni prima di imparare”

 

Matthew Karsten è il fondatore di Expert Vagabond. Ha scritto il primo post circa sei anni fa e da allora non ha mai smesso di raccontare i suoi viaggi, riscuotendo sempre maggiore successo.

Fotografo esperto, Matthew ha viaggiato in ogni continente, spostandosi dalle mete più popolari a quelle più ricercate.

Nella sua guida “Come fondare un blog di viaggi” ti suggerisce di cominciare subito acquistando il dominio del tuo sito, anche se non hai grandi competenze nella gestione di un blog. Imparerai strada facendo: l’importante è che tu sia costante e determinato.

Prima però valuta attentamente la scelta del nome. Dovrà essere breve e soprattutto facile da ricordare. Evita trattini, numeri e parole abusate.

Sarà poi necessaria un’ attenta programmazione dei post da pubblicare, sempre accompagnati da fotografie inedite e accattivanti.

Infine, stai attento a non scoraggiarti se il tuo blog tarderà a raggiungere il successo: anche quello di Matthew ha impiegato anni prima di cominciare a decollare.

 

2) Ana Silva O’Reilly: “Ritengo sia l’organizzazione uno degli aspetti più importanti del mio lavoro”

 

Portoghese espatriata nella campagna inglese, Ana Silva O’Reilly ha cominciato la carriera di travel blogger nel 2011. Il suo sito, O Around The World, vanta oggi numeri da capogiro: circa 45.000 visualizzazioni di pagina e 29.000 visitatori unici ogni mese. Inoltre è seguito sui principali social network da più di 60.000 utenti.

Ana Silva racconta viaggi “di lusso”. Ovunque vada, dalle città del Sudafrica insieme alle amiche alle coste californiane in dolce compagnia, alloggia sempre in alberghi a cinque stelle e predilige itinerari esclusivi.

Non fornisce suggerimenti su come gestire un travel blog, ma utili consigli per viaggiare in prima classe e alloggiare in alberghi lussuosi, senza spendere eccessivamente.

Secondo la blogger portoghese è importante che tu sia sempre organizzato: prenota con largo anticipo i biglietti aerei, rinuncia ai viaggi nel mese di agosto, quando ti è possibile spostati noleggiando una macchina, evita di consumare i pasti fuori dall’albergo e cerca di non rimanere mai senza connessione.

 

3) Erin Bender: “Il nostro costo della vita si è ridotto del 65% rispetto a quando vivevamo in Australia”

 

Erin Bender, mamma australiana di due bambini, è l’ideatrice del sito Travel with Bender. Vive come nomade digitale, con marito e figli, da circa quattro anni. Ha cominciato a viaggiare quando i bambini avevano solamente 2 e 3 anno e fino ad oggi è riuscita a visitato più di 60 paesi. Ha inoltre più che dimezzato le spese quotidiane rispetto a quando viveva in Australia, potendosi quindi permettere di lavorare e guadagnare meno.

Erin e la sua famiglia vivevano inizialmente grazie alla rendita dell’affitto del loro appartamento. Confessa quindi di essere stata fortunata ad aver avuto la possibilità di vivere la vita dei suoi sogni senza doversi preoccupare di cominciare a guadagnare subito con il suo blog. Allo stesso tempo, riconosce di essere stata anche molto coraggiosa.

Ecco il grande insegnamento che arriva dalla sua storia: se anche tu hai la possibilità di partire subito, fallo senza pensarci due volte.

 

4) Sankara Subramanian: “Non pensare alla destinazione, ma lasciati guidare dalle tue passioni”

 

Sankara è uno dei travel blogger indiani più conosciuti, intervistato dai principali giornali e tv del suo paese.

La sua peculiarità è quella di viaggiare quasi esclusivamente in bicicletta. Sul suo blog, Be on the road, spiega come mangiare e spostarsi spendendo poco. Racconta soprattutto l’India, con particolare attenzione alla cucina e alle tradizioni dei suoi abitanti.

Il consiglio che puoi trovare è quello di lasciare che siano i tuoi interessi a guidare i tuoi viaggi. Solo così potrai raccontarli incantando davvero il lettore.

La storia di Sankara ci insegna inoltre che puoi compiere un grande viaggio a prescindere da quanto spendi: sono le esperienze e le persone che incontri lungo il tuo cammino la vera ricchezza di questa professione.

 

Sei pronto ad aprire il tuo blog e preparare la valigia? Il tuo prossimo viaggio potrebbe diventare una grande opportunità professionale!

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Intelligenza emotiva: 6 situazioni tipiche di vantaggio sul lavoro https://www.professioneformatore.it/intelligenza-emotiva-6-situazioni-tipiche-di-vantaggio-sul-lavoro/ https://www.professioneformatore.it/intelligenza-emotiva-6-situazioni-tipiche-di-vantaggio-sul-lavoro/#respond Thu, 01 Sep 2016 05:00:07 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=22536 Se sei una persona dotata di intelligenza emotiva questo articolo ti aprirà gli occhi su quanto possa essere, questo carattere, vantaggioso sul lavoro. Se l’emotività è sempre stato per te un problema in ambiti come quello scolastico o tipicamente relazionale, vedrai come invece sul lavoro ti può garantire addirittura una marcia in più. È risaputo […]

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Se sei una persona dotata di intelligenza emotiva questo articolo ti aprirà gli occhi su quanto possa essere, questo carattere, vantaggioso sul lavoro.

Se l’emotività è sempre stato per te un problema in ambiti come quello scolastico o tipicamente relazionale, vedrai come invece sul lavoro ti può garantire addirittura una marcia in più.

È risaputo che le persone non particolarmente emotive riescono a sfruttare questo vantaggio per i propri risultati accademici, o almeno fino anche ad un colloquio di lavoro.

Da quel momento in poi dovranno ritrovarsi a lavorare in team e la scarsa emotività potrebbe non permettere loro di avere buon feeling con il gruppo.

Mentre l’imbarazzo dell’esporti ha convinto a fatica il tuo capo ad assumerti, il tuo parlare solamente al momento giusto lo conquisterà in modo più stabile e duraturo nell’arco di tempo giusto che comprende sei “situazioni” plausibili ed oggettive che si presenteranno nel primo mese successivo alla tua assunzione.

Ti interessa conoscere le sei tipiche situazioni lavorative in cui puoi reputare un vantaggio essere una persona con intelligenza emotiva?

Ecco a te di seguito riportate le sei tipiche situazioni lavorative di vantaggio per una persona dotata di intelligenza emotiva.

Intelligenza emotiva: 6 situazioni tipiche di vantaggio sul lavoro:

1) Affrontare autonomamente un problema

Risolvere un problema potrebbe sembrarti impossibile per poca esperienza, poca abitudine e magari ancora troppe poche direttive che ti sono state date ed hai assimilato.

La persona non emotiva sarà probabilmente sfacciata a tal punto da “chiedere cosa fare dinnanzi ad un problema” sia a colleghi sia a dirigenti. È poco preoccupata di disturbare dato che la sua intelligenza gli suggerisce che chiedere aiuto è un diritto condivisibile e comprensibile.

Ciò potrebbe provocare un senso di legittimazione esagerata rischiando di:

  • Dover sempre dipendere dall’aiuto degli altri, e quindi impigrirsi.
  • Infastidire parte dell’organico non disposto, per giusta causa, ad accollarsi le sue problematiche.

Tu invece, dovrai fare sicuramente i conti all’inizio con il panico del non sapere come risolvere il problema, ma l’ansia di non voler disturbare gli altri farà si che il tuo cervello si attivi maggiormente nella ricerca della risoluzione autonoma.

Il primo vero soccorso quindi ti verrà dato dalla tua stessa mente dato che la tua logica si azionerà come stimolo al fastidio di dover chiedere aiuto.

Il secondo soccorso sarà la buona memoria nel ricordare ed assimilare la direttiva, o che non è stata immediata ed ha avuto bisogno dell’esperienza pratica e del ragionamento per far si che poi si configuri nella tua mente, o quella aggiunta dopo da qualcuno che si è accorto per sua empatia della tua difficoltà.

Quindi l’intelligenza della tua emotività sta proprio nell’essere “un disastro celato e non ingombrante”. Una volta risolto il problema avrai imparato e soprattutto avrai fatto più attenzione degli altri, dato che ti impaurisce il pensiero che possa riaccadere.

2) Rispettare i momenti di break dei colleghi

Durante le pause in genere la persona tendenzialmente meno emotiva di te cercherà in ogni modo di approfittare di questi momenti per socializzare con il personale del colleghi.

Tu invece per discrezione cercherai, nei primi tempi, di non condividere con gli altri questi momenti di break, sia per rintanarti in te e tirare sospiri di libertà da una situazione ancora non leggera e spensierata per il tuo stato emotivo, sia perché per te mangiare è considerata una cosa quasi intima, privata, che può metterti a soggezione.

Inoltre anche la persona più espansiva, dotata comunque però di sensibilità emotiva, avrà nuovamente il timore di invadere lo spazio ed il tempo di relax dei propri colleghi e capi.

In effetti la sua intuizione sta nel fatto che le persone già abitudinarie di un settore vivono lo svago come tale e non sopportano, per la maggiore, di dover “sprecare” tempo con te che sei nuovo di quello spazio.

Sicuramente una buona percentuale di loro è comunque ben disposta a socializzare, ma infima nella propria forza ha comunque la debolezza di un, se pur minuscolo, sano egoismo.

3) Ricevere una gratificazione con umiltà

La parte bella del cominciare ad entrare in un determinato meccanismo sociale e lavorativo, è osservare i propri progressi e le reazioni suscitate negli altri. Dal momento in cui l’impegno verrà ripagato con una gratificazione dai “piani alti” le persone, entrambe ormai competenti, posso assumere un diverso atteggiamento.

Mentre la persona dell’intelligenza pratica osserverà i suoi progressi come un’inevitabile conseguenza del suo duro (o meno) lavoro, pensando che gli sia ovviamente dovuto il riconoscimento del merito, tu ti sorprenderai al punto forse di minimizzare la cosa, classificandola magari come fortuna.

L’intelligenza emotiva dentro di te ha fatto si che la tua umiltà non si trasformi in compatimento costante: sai di aver fatto un buon lavoro, semplicemente sei cosciente che il contesto ha favorito il conseguimento dell’obiettivo ed insieme ad esso altri fattori come il tuo adattamento graduale alla pratica sostenuta.

Il maggiore lavoro che hai fatto è stato metabolizzare e rilassarti anche in un contesto under pressure, e tra comunque perenni pensieri ed emozioni contrastanti hai già fatto il resoconto di quanto male e quanto bene puoi sentirti in quella situazione.

Detto ciò, la reazione ad una gratificazione sarà in ogni caso contenuta ed autocritica, e il tuo capo apprezzerà il relativo peso “apparente” che sembra avere su di te.

4) Superare un litigio

Implicita nei difetti dell’essere umano c’è l’incomprensione. Nessun luogo di lavoro sarà mai restio ad inevitabili dinamiche di litigi o fraintendimenti.

Inevitabilmente prima o poi ti ritroverai a dover gestire una delle seguenti situazioni.

1. Sei protagonista di una diatriba:

Che sia lavorativa, o solo sociale, nel contesto lavorativo entrambe tendono a condizionarsi e ad assumere forma similare. La tua emotività farà sicuramente si che ciò si ripercuota sul tuo rendimento, ma non è un problema.

Quando il litigio è solo celato e intenzionale ci si può poltrire in questo stato per un tempo incommensurabile, portando la persona a seminare rancore e fastidio.

  • Spesso a questi sentimenti, superate certe possibilità, non avranno più modo di essere esposti e rimarranno il quel contesto per sempre pronti a far marcire il rendimento lavorativo. Questo non è il tuo caso dato che le tue emozioni sono amplificate sin dalla fase embrionale del disguido.
  • Il “dramma” è inevitabile ma nel suo compiersi troverà sfogo e si consumerà in breve tempo, tempo sufficiente per superare l’ostacolo.

2. sei spettatore di un litigio tra terze parti:

Il tuo coinvolgimento emotivo si limiterà al rapporto instaurato in precedenza con queste persone, ma, le persone dall’intelligenza emotiva come la tua, sono soggette ad essere restie allo schieramento

In questo contesto la coerenza è un obbligo morale, ed è per questo che sei fuori da ogni presa di posizione netta e definita, ciò ti permetterà di non essere soggetto a gratuite antipatie e al non dover scontare litigi che non ti riguardano.

5) Accettare un rimprovero

Il vero dramma avverrà nel momento esatto in cui inevitabilmente sbaglierai. Tuttavia anche questo, analizzandone gli effetti, si rivelerà poi per te un’arma vincente. Subire un rimprovero è un grandissimo colpo alla tua emotività e ti porterà a metterti in discussione più del normale.

Così come vedrai gonfiare questa bolla di ansia e sospetto pronta a soffocarti, così la vedrai scoppiare da un momento all’altro senza aspettartelo. La persona che ti ha rimproverato tornerà ad assumere lo stesso identico comportamento che aveva prima che commettessi un umanissimo errore.

Il tuo esserti “preoccupata inutilmente” farà sia che, ovviamente, tu non commetta più quell’errore, e questo è ormai scontato, ma soprattutto sarà in quel momento che troverai l’equilibrio stabile tra il cosa “puoi o non puoi” aspettarti, rasserenando la tua anima rispetto a coloro che vivranno il rimprovero come una cosa negativa, che non deve succedere, e se succede non è colpa loro.

6) Prestare aiuto

La parte sicuramente più emozionante e gratificante del tuo carattere è senza ogni dubbio il fatto che sarai nella stima di tutti una persona affidabile.

Contro chi credere che essere gentili e solidali sul luogo di lavoro è una debolezza, affermiamo che è invece un enorme vantaggio. Fregare l’altro, o non essergli di soccorso per una qualsiasi evenienza, non farà altro che dare parvenza di una forza interiore e di un’ambizione grande.

In realtà l’unica cosa grande è l’ego pronto ad esplodere quando la solitudine si farà palese intorno all’individuo che accentua questa caratteristica. Tu, empaticamente ed emozionalmente vicino, anche a tuo discapito, alle persone che ti circondano, diverrai a lungo termine un pilastro portante di questa micro-società.

Morale della favola: generalmente si crede erroneamente che le persone caratterizzate da un’intelligenza emozionale debbano superare maggiori ostacoli da quelli delle persone più sfrontate.

Ciò non toglie che la stragrande maggioranza delle persone emotive come te riesca ad emergere, e così anche tu con grande fiducia, sentimento, devozione e soprattutto consapevolezza fiera di quello che a differenza degli altri riesci a provare, riuscirai a sviluppare sicuramente il tuo angolo di mondo speciale.

 

Ma ti dirò di più: l’intelligenza emotiva è il requisito fondamentale per poter trasmettere agli altri il proprio sapere, le proprie passioni, e le proprie competenze.

L’intelligenza emotiva infatti è utile per qualunque lavoro, ma in particolare è fondamentale per chi vuole fare della propria passione/competenza il proprio lavoro, attraverso la professione di coach o formatore. Dai un’occhiata qui se ti interessa approfondire:

www.corsoformazioneformatori.it

 

 

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Intelligenza emotiva: 7 modi per ottenere vantaggi incredibili sul lavoro https://www.professioneformatore.it/intelligenza-emotiva-7-modi-per-ottenere-vantaggi-incredibili-sul-lavoro/ https://www.professioneformatore.it/intelligenza-emotiva-7-modi-per-ottenere-vantaggi-incredibili-sul-lavoro/#respond Mon, 30 May 2016 05:00:47 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=22425 Hai mai sentito parlare di intelligenza emotiva? Credi di possedere questa caratteristica? Sei in grado di gestire le tue emozioni oppure hai difficoltà nelle relazioni con gli altri? E soprattutto, sai veramente che cos’è l’intelligenza emotiva? Se vuoi valorizzare al massimo la tua intelligenza emotiva, se credi di non avere questa importantissima dote e soprattutto […]

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Hai mai sentito parlare di intelligenza emotiva?

Credi di possedere questa caratteristica?

Sei in grado di gestire le tue emozioni oppure hai difficoltà nelle relazioni con gli altri? E soprattutto, sai veramente che cos’è l’intelligenza emotiva?

Se vuoi valorizzare al massimo la tua intelligenza emotiva, se credi di non avere questa importantissima dote e soprattutto se anche tu hai sofferto a causa delle tue emozioni e vuoi rendere le tue relazioni con gli altri più soddisfacenti e la tua comunicazione più efficace, non preoccuparti: anche tu puoi sviluppare un’intelligenza emotiva o potenziare quella che già possiedi!

Scoprirai che puoi trarne da subito i benefici sia nella vita sia sul lavoro.

Intelligenza Emotiva (i. e.): definizione

Che cos’è l’intelligenza emotiva e come puoi fare a riconoscere se la possiedi?

Le tue emozioni sono importanti. Spesso però costituiscono un ostacolo nelle relazioni – soprattutto sul lavoro – perché non ne hai la padronanza e non sai come gestirle.

Per questo motivo è importante sviluppare un‘intelligenza emotiva, in modo da avere successo sul lavoro e nella vita privata.

È quanto afferma Daniel Goleman, Ph. D., noto scrittore e ricercatore sulla leadership, autore del best – seller “Intelligenza emotiva: perché conta più del Q.I”. Come si può comprendere già dal titolo, avere un alto quoziente intellettivo non basta; per avere successo è necessaria un’intelligenza emotiva.

 L’intelligenza emotiva ci guida verso l’eccellenza.

Psychology today definisce l’intelligenza emotiva come:

  1. La capacità di comprendere e identificare le tue proprie emozioni allo stesso modo di quelle degli altri;
  2. La capacità di usare le emozioni e applicarle a compiti, come il problem solving o il lavoro di gruppo;
  3. L’abilità di gestire le emozioni, in particolare quella di self-control;
  4. La capacità di rallegrare e tranquillizzare gli altri.

Il concetto di intelligenza emotiva è nato intorno al 1990, grazie agli psicologi di Yale John D. Mayer e Peter Salovey. Goleman, però, lo ha studiato in maniera più approfondita e ha trovato così una connessione diretta tra l’intelligenza emotiva del personale e il successo di un’azienda.

In particolare, ha osservato e dimostrato che il vero segreto del successo di un’azienda sono i suoi dipendenti, o meglio il loro livello di intelligenza emotiva.

Intelligenza emotiva: vantaggi

Quali sono i vantaggi dati dal possedere un’alta intelligenza emotiva?

  • Auto-consapevolezza: in primo luogo, i dipendenti con un alto livello di i. e. hanno una grande coscienza di sé. Questa è una grande dote, che li aiuta a capire gli altri e facilita il raggiungimento di obiettivi, anche mediante un punto d’incontro;
  • Sicurezza di sé: le persone con un’alta i. e. non vengono turbate dalle critiche. Piuttosto che sentirsi offese, restano focalizzate sulla loro meta, aiutare anche il cliente più esigente e lasciarlo appagato e soddisfatto;
  • Flessibilità: nella scelta di un dipendente, sarà preferito quello con un livello di intelligenza emotiva più elevato, poiché questa di per sé è una garanzia di maggiore flessibilità ed elasticità.

C’è di più; come afferma Goleman, la mancanza di intelligenza emotiva non è compensata da un seppur elevato Q. I. Se fino a poco tempo fa l’attenzione era tutta puntata sul quoziente intellettivo, adesso questa sorprendente scoperta rivoluzionerà il mondo del lavoro.

Ciò dimostra che l’intelligenza emotiva non è affatto una qualità superflua, ma al contrario una vera e propria dote, ricca di benefici e che dà i suoi frutti soprattutto nella vita sociale.

E tu, possiedi queste caratteristiche? Hai un alto livello di intelligenza emotiva?

Bastano poche mosse per scoprire se sei una persona con alta intelligenza emotiva e per potenziare questa caratteristica indispensabile.

7 Modi per sfruttare tutti i vantaggi dell’i.e. sul lavoro:

1) Segui l’onda del cambiamento

Non lasciarti spaventare dalle novità. Le persone con un’alta intelligenza emotiva non temono i cambiamenti, ma li accettano volentieri nella propria vita. Comprendono che è un elemento necessario al loro sviluppo personale. Sono aperte al nuovo e hanno la capacità di adattarsi ad ogni situazione;

2) Valorizza i tuoi punti di forza

Avere una grande consapevolezza di sé aiuta a riconoscere i propri punti forti e a valorizzarli. Non solo: conoscere le proprie fragilità aiuta a combatterle. Se ci sono aspetti di te che non ti piacciono, non fartene un cruccio. Imparare dai propri errori è una vera e propria arte.

Chi è dotato di intelligenza emotiva è in grado di trarre, anche dalle situazioni più spiacevoli, i più alti vantaggi. Ricorda: non esiste un seccatura che tu non possa trasformare in beneficio per la tua vita e per la tua carriera.

3) Ascolta di più

L’empatia è fondamentale, anzi, è il segno distintivo di chi possiede una spiccata i. e. Sul lavoro è importante essere in grado di relazionarsi con gli altri in modo efficace e chi possiede questa capacità è una risorsa indispensabile. Capire come si sentono e cosa stanno vivendo colleghi e clienti ti permetterà di aiutarli ad affrontare le difficoltà con grinta ed energia, proprio come fai tu.

4) Trasforma il tuo desiderio di perfezione in motivazione

Non chiedere troppo a te stesso, non esigere di essere perfetto. Ricorda che è importante essere motivati e dare il massimo, ma la perfezione è impossibile. Questo le persone con un alto livello di i. e. lo sanno bene.

5) Mantieni un sano equilibrio

La coscienza di sé aiuta anche ad avere – e mantenere ogni giorno – un sano equilibrio sia professionale che personale. Le persone con un’alta intelligenza emotiva ne conoscono l’importanza. Prendi l’abitudine di mangiare sano, goditi le giuste ore di sonno, coltiva nuovi interessi e dedicati ad attività che ti permettano di realizzarti anche fuori del lavoro.

Tieni lontano i sentimenti negativi. Non lasciare che persone negative o irritanti ti rovinino la giornata.

Sii padrone della tua vita!

6) Sviluppa la tua curiosità

Goditi il mondo che ti circonda, vivilo appieno e lascia a casa le tue paure. Esplora tutte le possibilità, fatti domande – e divertirti nel ricercare delle risposte.

L’intelligenza emotiva ti dà la possibilità di non dare mai giudizi affrettati e di meravigliarti anche delle cose più semplici.

Questa è la chiave della felicità.

7) Il segreto del “bicchiere mezzo pieno”

Il mondo è pieno di cose meravigliose, cerca di guardare sempre il lato positivo. Sorridi e abbandonati alla gentilezza: scoprirai un lato di te che non conoscevi, ma ti piacerà e non vorrai più lasciarlo andare.

E tu, sei dotato di intelligenza emotiva?

Vorresti sfruttare al massimo questa risorsa?

Segui questi semplici consigli per risultati straordinari!

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5 Consigli utili per fare della tua passione un lavoro https://www.professioneformatore.it/5-consigli-utili-per-fare-della-tua-passione-un-lavoro/ https://www.professioneformatore.it/5-consigli-utili-per-fare-della-tua-passione-un-lavoro/#comments Thu, 19 May 2016 05:00:21 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=22395 Sei stanco del tuo lavoro? Litighi quotidianamente con il tuo capo e con i tuoi colleghi? Non ti piace ciò che fai e sei costretto dal bisogno di guadagnare? Se la risposta a queste domande è affermativa sei in buona compagnia: l’insoddisfazione in ambito lavorativo è un problema che affligge in molti, sia uomini che donne. Circa il […]

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Sei stanco del tuo lavoro?

Litighi quotidianamente con il tuo capo e con i tuoi colleghi?

Non ti piace ciò che fai e sei costretto dal bisogno di guadagnare?

Se la risposta a queste domande è affermativa sei in buona compagnia: l’insoddisfazione in ambito lavorativo è un problema che affligge in molti, sia uomini che donne. Circa il 70% dei dipendenti odia il proprio lavoro e non è motivato a svolgerlo nel migliore dei modi.

Si inizia con l’accettare un lavoro per necessità economica, per poi rimanere imbrigliati in una situazione che non piace e dalla quale si ha difficoltà a staccarsi. Tanti rinunciano a cercare un lavoro più appagante e vivono una costante frustrazione che si riversa anche in altri ambiti della loro vita.

Il problema principale è che spesso si fanno lavori che non appassionano. Non si prova gioia nella propria professione e anche il raggiungimento di determinati obiettivi lavorativi, qualora ci fossero, non porta gratificazioni.

Cosa puoi fare quindi?

La soluzione ideale è quella di costruire la tua professione sulla tua passione.

Trascorrere le giornate impegnandosi in attività che si fanno con piacere e che allo stesso tempo permettono di guadagnare è ciò che tutti desiderano e ciò a cui ognuno di noi dovrebbe ambire nella propria vita.

Per fare questo, però, devi avere il coraggio di intraprendere un percorso che ti porti a rendere un tuo interesse, la base della tua nuova professione.

I rischi sono dietro l’angolo e le possibilità di fallimento creano ansie e paure che sono difficili da gestire e da superare. Se però utilizzi un approccio intelligente, metodico e realista, l’impresa potrebbe rivelarsi meno complicata del previsto.

Ecco quindi 5 consigli utili per iniziare a pensare alla tua passione come un vero e proprio lavoro.

5 Consigli per rendere la tua passione un lavoro

1) Focalizzati sui tuoi interessi e su ciò che ti rende felice:

Capire cosa veramente ti appassiona è il primo fondamentale passo per arrivare a fare un lavoro che ti piace.

Pensa ai tuoi hobby e alle tue passioni e trova qualcosa che ti rende felice, che fai con gioia e che migliora la tua vita quotidiana. Devi essere davvero convinto riguardo al campo e all’attività che sceglierai perché sarà la tua futura occupazione.

Se non sarai motivato dalla passione, difficilmente riuscirai ad avere successo in questa nuova vita.

2) Perfeziona le tue competenze:

Dopo aver individuato ciò che vorresti fare, devi migliorare al massimo le tue competenze in quella attività. Chi ha bisogno di qualcosa è disposto a pagare solo persone veramente esperte e quindi si rivolge solo a professionisti in quel determinato settore.

Devi puntare ad essere il migliore o comunque a raggiungere un livello di competenze tale affinché le persone possano fidarsi di te ciecamente e considerarti un punto di riferimento nel tuo ambito.

3) Analizza la domanda e i concorrenti nel tuo settore:

Ora è il momento di analizzare il mercato sia dal punto di vista dei possibili clienti sia per quanto riguarda la concorrenza.

Comincia col chiederti: Ci sono persone che potrebbero interessarsi alla mia attività?

Esiste un seguito rilevante in un settore del genere?

Per riuscire nel proprio business è fondamentale incrociare la domanda dei clienti e individuare ciò che le persone potrebbero volere o a cui potrebbero interessarsi. Allo stesso tempo, è importante analizzare quelli che potrebbero essere i tuoi competitors ovvero i tuoi concorrenti. Chi è già in quel settore da anni, quali sono i suoi punti di forza e quelli di debolezza, cosa fa per avere successo e cosa posso fare io di innovativo.

Osservare gli altri, oltre a fornirti informazioni, ti farà capire come potresti affermarti in quel campo e in che direzione orientare il tuo progetto.

4) Crea un piano per introdurre il tuo prodotto o servizio:

Tutto deve essere programmato. È fondamentale non lasciare niente al caso, e una mancata pianificazione può essere in futuro una delle cause del fallimento della tua attività.

Se vuoi partire con calma e avanzare passo dopo passo, il consiglio è quello di non lasciare il tuo lavoro attuale fino a che il business non sarà completamente avviato. Mantieni il tuo lavoro e pianifica scrupolosamente la tua nuova attività.

Quando avrai un piano ben strutturato puoi iniziare ad implementarlo e a metterlo in pratica. Importante è soprattutto conoscere esattamente come promuovere la tua attività: campagne di comunicazione, in particolare attraverso i social network, ti faranno conoscere al pubblico e potrai cosi acquisire nuovi clienti.

5) Impara dagli errori e accetta i suggerimenti:

Sbagliare può capitare a tutti, però ciò che risulterà essere ancora più grave sarà non trarre insegnamenti dagli errori commessi. Questo è indispensabile per poterti migliorare e ha alla base una grande apertura mentale che ti permetterà, allo stesso tempo, di recepire i consigli che ricevi e renderli utili per te e per il tuo progetto.

Ci saranno probabilmente degli ostacoli o dei problemi ma con un atteggiamento del genere sarà più facile affrontarli e risolverli con la soluzione migliore.

L’importante è non perdere mai la determinazione, anche quando le cose non andranno per il verso giusto. Ricordati che stai realizzando un tuo sogno, stai mettendo su un progetto che potrebbe farti trasformare la tua passione in un vero e proprio lavoro, che non dovrai più lavorare per qualcuno di cui non ti interessa niente e svolgere mansioni che non ti appassionano e non ti gratificano.

Quindi compi il primo passo, segui questi consigli e fai diventare ciò che più ti piace il tuo nuovo lavoro.

 

PS. Se ti interessa trasmettere la tua passione anche agli altri ti suggerisco di dare un’occhiata qui.

Infatti esiste un vero e proprio percorso per diventare Formatore di assoluta eccellenza, e trasmettere efficacemente le proprie passioni/competenze. Potrebbe essere davvero quello che stai cercando per intraprendere finalmente questo percorso!

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Burnout: Prevenzione dello Stress lavoro correlato https://www.professioneformatore.it/burnout-stress-a-lavoro-tattiche-di-prevenzione/ https://www.professioneformatore.it/burnout-stress-a-lavoro-tattiche-di-prevenzione/#respond Thu, 18 Feb 2016 06:00:14 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=21835 Soffri di burnout? Ti capita di sentire che all’improvviso non sei più in grado di svolgere il tuo lavoro come hai sempre fatto? Di sentirti di punto in bianco logorato dal lavoro? Che cos’è il burnout Il termine inglese burnout, che indica questo stato, letteralmente significa bruciarsi. Si sviluppa un lento processo di logoramento e […]

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Soffri di burnout? Ti capita di sentire che all’improvviso non sei più in grado di svolgere il tuo lavoro come hai sempre fatto? Di sentirti di punto in bianco logorato dal lavoro?

Che cos’è il burnout

Il termine inglese burnout, che indica questo stato, letteralmente significa bruciarsi. Si sviluppa un lento processo di logoramento e di decadenza psicofisica, tale stato è dovuto alla mancanza di energie e vengono meno tutte quelle risorse per combattere lo stress lavorativo con le sue scadenze e richieste.

Chi ne soffre

Inizialmente si è pensato che il burnout fosse legato soltanto alle professioni di aiuto e/o di emergenza, negli anni invece si è visto che, persone affette da burnout si riscontrano praticamente in ogni categoria lavorativa, con lievi sintomatologie diverse.

Caratteristiche del burnout

Il quadro sindromico generale è lo stesso. Il burnout comporta esaurimento psico-fisico, depersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta realizzazione personale.

Il soggetto tende a sfuggire l’ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi, dei colleghi e dei familiari.

Il burnout si accompagna spesso ad insonnia e depressione. I disagi si avvertono dapprima nel campo professionale, ma poi vengono con facilità trasportati sul piano personale: l’abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da burnout.

Le cause del burnout

  • Sovraccarico di lavoro: il disadattamento è presente quando la persona percepisce un carico di lavoro eccessivo (le richieste lavorative sono così elevate da esaurire le energie individuali al punto da non rendere possibile il recupero), quando, anche in presenza di un carico ragionevole, il tipo di lavoro non è adatto alla persona (si percepisce di non avere le abilità per svolgere una determinata attività) e quando il carico emotivo del lavoro è troppo elevato (il lavoro scatena una serie di emozioni che sono in contraddizione con i sentimenti della persona).
  • Senso di impotenza: il soggetto non ritiene che ciò che fa o vuole fare riesca ad influire sull’esito di un determinato evento.
  • Mancanza di controllo: il disadattamento si verifica quando l’individuo percepisce di avere insufficiente controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro oppure quando non ha sufficiente autorità per attuare l’attività nella maniera che ritiene più efficace.
  • Riconoscimento: si ha disadattamento quando si percepisce di ricevere un riconoscimento inadeguato per il lavoro svolto.
  • Senso di comunità: è presente disadattamento quando crolla il senso di appartenenza comunitario all’ambiente di lavoro, ovvero quando si percepisce che manca il sostegno, la fiducia reciproca ed il rispetto e le relazioni vengono vissute in modo distaccato ed impersonale.
  • Assenza di equità: si ha disadattamento quando non viene percepita l’equità nell’ambiente di lavoro in ambiti quali, ad esempio, l’assegnazione dei carichi di lavoro e della retribuzione o l’attribuzione di promozioni e avanzamenti di carriera.
  • Valori contrastanti: il disadattamento nasce quando si vive un conflitto di valori all’interno del contesto di lavoro e cioè quando la persona non condivide i valori che l’organizzazione trasmette oppure quando i valori non trovano corrispondenza, a livello organizzativo, nelle scelte operate e nella condotta.

Le conseguenze del burnout

A livello individuale:

  • Atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti
  • Atteggiamenti negativi verso se stessi
  • Atteggiamenti negativi verso il lavoro
  • Atteggiamenti negativi verso la vita
  • Calo della soddisfazione lavorativa
  • Calo dell’impegno verso l’organizzazione
  • Riduzione della qualità della vita personale
  • Peggioramento dello stato di salute

A livello organizzativo:

  • Aumento dell’assenteismo
  • Aumento del turnover
  • Calo della performance
  • Calo della qualità del servizio
  • Calo della soddisfazione lavorativa

Le fasi del burnout

Negli operatori sanitari ad esempio, la sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi:

  1. La prima, preparatoria, è quella dell’entusiasmo idealistico che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale.
  2. Nella seconda (stagnazione) il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L’entusiasmo, l’interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire.
  3. Nella terza fase (frustrazione) il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall’ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso.
  4. Nel corso della quarta fase (apatia) l’interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all’empatia subentra l’indifferenza, fino ad una vera e propria “morte professionale“.

Ambiti applicativi: trattamenti del burnout

La prevenzione o il superamento di una situazione di burnout non può prescindere da un reale cambiamento delle condizioni in cui lavora l’operatore e senza dimenticare che il burnout è una vera e propria sindrome contagiosa che si estende a tutti gli operatori.

L’organizzazione del lavoro d’aiuto deve pertanto prevedere innanzitutto la creazione di un clima lavorativo (cioè lo stato d’animo del sistema) positivo attraverso l’analisi e il confronto delle motivazioni e delle prestazioni dell’équipe lavorativa contemporaneamente ad un attento esame.

Esso deve tenere presenti realtà quali la legislazione, i cambiamenti culturali e strutturali organizzativi dei servizi, le gerarchie e i relativi ruoli, i poteri e le responsabilità, le competenze e la formazione professionale.

Garantire un clima che sia gratificante per l’operatore significa quindi gestire il suo carico emotivo personale a favore della promozione del benessere psicofisico e prevenire problematiche relative a stress lavorativo.

Occorre quindi richiamare l’attenzione sull’importanza fondamentale della prevenzione e della terapia di una sindrome come quella del burnout, che rappresenta senz’altro la patologia di un’organizzazione lavorativa, detta organizzazione disorganizzata, con conseguenti ripercussioni negative.

Le conseguenze si hanno sia sulla salute dell’operatore sia sulla qualità dei servizi forniti alla collettività degli utenti. A qualsiasi livello agisca l’operatore delle professioni d’aiuto, esistono strategie di intervento.

Esse sono state individuate da Cherniss (1983) per prevenire il burnout, inteso come modalità errata di adattamento allo stress lavorativo, messa in atto da operatori che non dispongono delle risorse appropriate per fronteggiarlo.

Si tratta di una sorta di “ritirata psicologica” dal lavoro, in risposta ad un eccessivo stress o insoddisfazione, per cui ciò che un tempo era sentito come “vocazione” diventa soltanto un lavoro.

Non si vive più per il lavoro, ma si lavora unicamente per vivere: vi è, quindi, una perdita di entusiasmo, interesse e senso di responsabilità per la propria professione.

Le strategie di intervento costituiscono un utile contributo per la pianificazione di un programma mirato alla risoluzione di questo problema, che può manifestarsi sotto quattro gruppi individuati da Cherniss (1980):

  1. Sintomi fisici: fatica e senso di stanchezza, frequenti mal di testa e disturbi gastrointestinali, raffreddori e influenze, cambiamenti delle abitudini alimentari, insonnia e uso di farmaci.
  2. Sintomi psicologici: quali senso di colpa, negativismo, sensazioni di fallimento ed immobilismo, alterazioni dell’umore, irritabilità, scarsa fiducia in sé, scarse empatia e capacità d’ascolto.
  3. Reazioni comportamentali: come alta resistenza ad andare al lavoro, assenteismo e ritardi, tendenza ad evitare o rimandare i contatti con gli utenti, ricorso a procedure standardizzate.
  4. Cambiamenti di atteggiamento con gli utenti: cui si dimostra chiusura difensiva ai contatti, cinismo, perdita di disponibilità all’ascolto, distacco emotivo, indifferenza, colpevolizzazione; utilizzo di misure del controllo del comportamento come l’uso di tranquillanti; atteggiamenti sospettosi o paranoidi. Anche con i colleghi si sviluppano atteggiamenti di evitamento dei contatti e di risentimento.

Strategie per la Prevenzione del Burn-Out (Chemiss, 1983)

Sviluppo dello Staff

  1. Ridurre le richieste imposte agli operatori da loro stessi attraverso l’incoraggiamento ad adottare obiettivi più realistici.
  2. Incoraggiare gli operatori ad adottare nuovi obiettivi che possano fornire alternative di gratificazione.
  3. Aiutare gli operatori a sviluppare ed utilizzare meccanismi di controllo e di feed-back sensibili a vantaggi a breve termine.
  4. Fornire frequenti possibilità di training per incrementare l’efficienza del ruolo.
  5. Insegnare allo staff a difendersi mediante strategie quali lo studio del tempo e le tecniche di strutturazione del tempo.
  6. Orientare il nuovo staff fornendo un libretto che descriva realisticamente le frustrazioni e difficoltà tipiche che insorgono sul lavoro.
  7. Fornire periodici “controlli di burnout” a tutto lo staff.
  8. Fornire consulenza centrata sul lavoro o incontri per lo staff che sta sperimentando elevati livelli di stress nel proprio lavoro.
  9. Incoraggiare lo sviluppo di gruppi di sostegno e/o sistemi di scambio di risorse.

Cambiamenti di Lavoro e delle Strutture di Ruolo

  1. Limitare il numero di pazienti di cui lo staff è responsabile in un determinato periodo.
  2. Distribuire tra i membri dello staff i compiti più difficili e meno gratificanti ed esigere dallo staff che lavori in più di un ruolo e programma.
  3. Pianificare ogni giorno in modo che le attività gratificanti e quelle non gratificanti siano alternate.
  4. Strutturare i ruoli in modo da permettere agli operatori di prendersi periodi di riposo quando è necessario.
  5. Utilizzare personale ausiliario (e volontari) per fornire allo staff ordinario possibilità di riposo. Incoraggiare gli operatori a prendersi frequenti vacanze, anche con un breve preavviso se necessario.
  6. Limitare il numero di ore di lavoro di ogni membro dello staff.
  7. Non incoraggiare il lavoro part-time.
  8. Dare ad ogni membro dello staff la possibilità di creare nuovi programmi.
  9. Costituire varie fasi di carriera per tutto lo staff.

Sviluppo della Gestione

  1. Creare programmi di training e sviluppo per il personale attuale e futuro che si dedica alla supervisione, accentuando quegli aspetti del ruolo che gli amministratori hanno già difficoltà ad affrontare.
  2. Creare sistemi di controllo per i supervisori, quali indagini tra lo staff, e fornire al personale della supervisione un feed-back regolare sulle loro prestazioni.
  3. Controllare la tensione di ruolo nei supervisori e intervenire quando essa diventa eccessiva.

Soluzione del Problema Organizzativo e Momento Decisionale

  • Creare meccanismi formali di gruppo per la soluzione del problema organizzativo e la risoluzione del conflitto.
  • Organizzare training per la risoluzione del conflitto e la soluzione dei problemi di gruppo per tutto lo staff.
  • Accentuare l’autonomia dello staff e la partecipazione alle decisioni.

Obiettivi del Centro e Modelli di Gestione

  • Rendere gli obiettivi chiari e compatibili per quanto possibile.
  • Sviluppare un forte ed originale modello di gestione.
  • Condividere la responsabilità delle cure e della terapia con i pazienti, le loro famiglie e la comunità sociale.

Come si misura il burnout

Per misurare il burnout ci sono diverse scale ma è da ricordare la scala di Maslach: un questionario di 22 item, per stabilire se nell’individuo sono attive dinamiche psicofisiche che rientrano nel burnout.

Lo psicologo sociale, Potter (2005), inoltre ha ideato un test di valutazione del burnout, al fine di attuare interventi sia di prevenzione che di gestione del fenomeno.

 

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Lavoro da Casa: riduci lo Stress con le Tecniche di “decluttering” https://www.professioneformatore.it/lavoro-da-casa-senza-stress/ https://www.professioneformatore.it/lavoro-da-casa-senza-stress/#respond Tue, 16 Feb 2016 06:00:00 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=21837 Hai già sentito parlare di decluttering? Lo hai mai usato per sistemare il tuo spazio lavorativo di casa? Hai mai provato qualche tecnica di decluttering? Il tuo lavoro da casa senza stress e distrazioni è possibile con le tecniche del decluttering Come incide l’ambiente che ti circonda sul tuo lavoro? Ti sei mai chiesto come […]

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Hai già sentito parlare di decluttering? Lo hai mai usato per sistemare il tuo spazio lavorativo di casa?

Hai mai provato qualche tecnica di decluttering?

Il tuo lavoro da casa senza stress e distrazioni è possibile con le tecniche del decluttering

Come incide l’ambiente che ti circonda sul tuo lavoro?

Ti sei mai chiesto come influisce l’ambiente che ti circonda? Com’è attualmente il tuo spazio di lavoro in casa? Sai che per poter lavorare senza stress, serenamente, è necessario lavorare in un ambiente privo di cose superflue?

Ti piacerebbe lavorare da casa senza stress e distrazioni varie?

Che cos’è il decluttering?

Si tratta delle azioni volte a fare spazio e pulizia, ed a creare un ambiente di lavoro neutro, senza la presenza ingombrante deli oggetti che ti evocano molti ricordi, ancorandoti al passato ed impedendoti così di lavorare adesso in maniera più produttiva.

Il vocabolo inglese che definisce tali comportamenti è il decluttering, è una questione complicata, devi innanzitutto riconoscere gli oggetti superflui e poi liberartene, è davvero una vera e propria arte.

In pratica, quando ti trovi a mettere in ordine i tuoi spazi di vita e l’ambiente lavorativo anche; se lavori da casa; questo ti consente di eliminare quella che costituisce una vera e propria zavorra, connotata mentalmente ed emotivamente come un peso, quest’ultimo ora lo puoi far cadere via col decluttering.

Se la tua scrivania è in disordine, il tuo ambiente lavorativo è confuso, per questo sarai sopraffatto dall’ansia, dalla preoccupazione di non finire in tempo, dallo stress.

Come lavori?

Il tuo lavoro ne ricava dunque in maniera proporzionale al fatto che più spazio c’è nell’ambiente lavorativo e più sarà semplice la tua vita lavorativa, poiché avrai a portata di mano tutti gli oggetti utili che ti servono per lavorare.

Puoi iniziare facendo una scatola dei tuoi ricordi, spesso infatti gli oggetti a cui si è legati sono palesemente inutili. Poi puoi fare una scatola degli oggetti che tendono a distrarti di solito e che non ti servono per lavorare.

Quanti oggetti ci sono di cui hai consapevolezza nel tuo ambiente lavorativo?

Mentre inizi a mettere in ordine, è facile che ti ritrovi ad osservare un oggetto che avevi dimenticato di possedere e poi so che ora stai guardando quel regalo che ti hanno fatto che proprio non ti piace e neanche ti serve per lavorare, che fai non vorrai mica lasciarlo a tenerti compagnia sulla tua scrivania e mentre lavori per di più?

Che rapporto hai con gli oggetti che ti hanno regalato?

Se un regalo a cui tieni, per la persona che te l’ha donato, riponilo nella stanza dei ricordi, altrimenti forse è arrivato il momento di disfartene, senti come ti sta rubando energia il pensiero che non ti va di dispiacere in alcun modo chi te l’ha regalato? E magari casa tua non è neppure una reggia, giusto?

Ora ricorda, quante volte mentre stavi lavorando alla tua scrivania, ti sei lasciato distrarre dalla presenza di quell’oggetto ingombrante che continuamente distoglie la tua attenzione ed ogni volta finisci per distrarti, proprio mentre stai lavorando a quel tuo progetto importante.

E dimmi, onestamente, credi che questo faccia bene al tuo lavoro? Stai pensando a te stesso o al tuo conoscente?

Per lavorare bene il tuo ambiente deve essere ordinato e pulito, anche se lavori da casa, anzi soprattutto se il tuo lavoro si svolge da casa, perché non devi farti influenzare dai vissuti che ci sono nella tua casa e dalle energie che ti evocano gli oggetti che ti circondano.

Allora come puoi evitare nuovi accumuli?

Tu sei la radice del tuo cambiamento. Se vuoi essere efficiente nel tuo lavorare da casa devi bandire tutti i livelli di scarsa organizzazione, i comportamenti di accumulo e di disordine si creano per mera noncuranza oppure si creano perché fai dei futili acquisti.

Come gestire i tuoi nuovi acquisti

Compra solo il materiale che ti è davvero necessario per il tuo ufficio da casa e sbarazzati del superfluo ed inutile che ti opprime.

Marta Albè suggerisce otto domande, che fanno riferimento al consumo sostenibile e consapevole, da porsi rispetto a ciascun oggetto, che si sta valutando se tenere o inscatolare oppure buttare via.

8 domande per iniziare il tuo processo di decluttering

  • L’oggetto in questione funziona ancora, oppure è rotto ed inutilizzabile, oppure è solo un vecchio soprammobile o è un ricordo?
  • Se questo oggetto tu lo perdessi od improvvisamente ti si rompesse, correresti a comprarne uno nuovo che lo sostituisca? Pensaci, se la risposta a questa domanda è negativa, è probabile che questo oggetto non sia davvero fondamentale per la tua esistenza. In questo caso puoi pensare di mandarlo alla differenziata.
  • Stai conservando quest’oggetto per poterlo utilizzare un giorno forse? Questo potrebbe essere il motivo per cui potresti ritrovarti ad avere qualche scatola di troppo.
  • Questo oggetto che scopo ha? E soprattutto chiediti, questa cosa ha davvero una sua funzione, un suo scopo? Oppure è un regalo dall’oscura funzione? O magari ha una sua funzione, eppure non ne ricordi l’esistenza o chi te l’ha eventualmente regalato.
  • Hai mai usato questo oggetto? Quante volte? Quanto spesso?
  • È un oggetto che consideri un ricordo? E se la risposta è sì, questa cosa ti ricorda cose piacevoli oppure no?
  • Quest’oggetto contribuisce a fare caos nel tuo ambiente lavorativo?
  • Questo oggetto ha una seconda funzione? Puoi magari utilizzarlo per fare dell’altro?

Tutte queste domande ti aiuteranno sicuramente a riflettere. Sinora ti sei occupato dei ricordi, ora devi pensare a non accumulare cianfrusaglie nel presente. Queste attività di decluttering ti aiuteranno molto a gestire la tua attività lavorativa da casa.

Anche se fai un piccolo passo alla volta, sin da subito ti sentirai più energico e concentrato, per affrontare il tuo lavoro. Poco alla volta ti verrà naturale pianificare anche delle brevi sessioni di decluttering dai 15 ai 30 minuti, riordinando lo spazio intorno a te, stai riordinando implicitamente anche il tuo schema lavorativo.

Il decluttering è una pratica che in America è già consuetudine.

Fai in modo che i tuoi oggetti non ingombrino il tuo spazio psico-fisico-emotivo di lavoro da casa. Inizia subito il tuo nuovo percorso di decluttering, per ripulire il tuo spazio e lavorare comodamente da casa al pieno delle tue capacità e pieno di energia per seguire al meglio tutti i tuoi progetti.

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Gestione del Tempo : 20 Consigli per Ottimizzarla https://www.professioneformatore.it/gestione-del-tempo-20-consigli-per-ottimizzarla/ https://www.professioneformatore.it/gestione-del-tempo-20-consigli-per-ottimizzarla/#respond Wed, 03 Feb 2016 06:00:24 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=21018 Come puoi ottimizzare la tua capacità gestione del tempo? Quante ore utilizzabili ci sono in una giornata e come le utilizzi? Ti piacerebbe avere una giornata più lunga per poter fare tante cose? Il tempo utilizzabile per fare le cose in una giornata media è di circa 8/9 ore, talvolta le ore effettive davvero utilizzabili scendono a […]

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Come puoi ottimizzare la tua capacità gestione del tempo?

Quante ore utilizzabili ci sono in una giornata e come le utilizzi?

Ti piacerebbe avere una giornata più lunga per poter fare tante cose?

Il tempo utilizzabile per fare le cose in una giornata media è di circa 8/9 ore, talvolta le ore effettive davvero utilizzabili scendono a 7/6.

Dato che la giornata rimane sempre la stessa, è comunque possibile riuscire a fare tante cose nell’arco di una giornata?

Qual è la tua concezione del tempo?

È possibile, molto però dipende anche dalla tua personale considerazione sulla nozione del tempo

La concezione della gestione del tempo nella storia

La concezione del tempo ha subito qualche variazione nel corso della storia.

Nell’antichità il concetto della gestione del tempo era associato ai concetti di ordine/misura e ritmo. Nel medioevo, il tempo non sembra più misurabile, in quanto è lo stesso attimo presente a fluire. Nel Seicento viene approfondita la nozione di tempo da diversi filosofi. Hobbes definisce il tempo come “fantasma del movimento”, quest’ultimo che è oggetto della percezione, dopo averlo visto, si forma nella mente un prima e dopo di esso che va a costituire l’immagine fantasma del tempo.

Cartesio definisce il tempo come “modo di comprendere, sotto una comune misura, la durata di tutte le cose”.

Bergson, nell’Età Contemporanea, definisce il tempo vissuto come “la durata della coscienza”, senza distinzione fra un prima ed un dopo. Egli ritiene infatti che i tentativi di scienza e filosofia di definire il tempo siano solo delle mere schematizzazioni di pensiero.

Martin Heidegger attribuisce al tempo il valore di essere il significante dell’essere dell’uomo, attraverso il tempo e il suo essere, gli uomini riescono ad attribuire senso alle loro azioni.

La definizione attuale di tempo indica il susseguirsi di eventi naturali e di vicende umane che scorrono, anche se qualcuno preferisce parlare di fluire del tempo. I singoli accadimenti sono ordinabili secondo rapporti di tempo identificabili come prima, durante, dopo.

In che modo pensi di gestire il tuo tempo?

Secondo quest’ultimo concetto la tua concezione della gestione del tempo è influenzata anche dal modo in cui tu pensi di poterlo gestire ed all’ordine cronologico con cui fai le varie cose.

Ecco perché, è innanzitutto importante che tu impari ad essere realistico sull’effettivo tempo utilizzabile per le varie cose che hai da fare in una giornata, in una settimana, per un progetto.

Come ottimizzare la Gestione  del tempo

La gestione del tempo ottimale implica a monte che la persona abbia effettuato un corretto numero di ore di riposo che gli possano garantire la massima efficienza durante tutto il giorno.

Alcuni studiosi dibattono su qual sia la mole di ore necessaria ad un adulto, c’è chi ritiene che ne servano otto, qualcuno crede che per l’attuale vita frenetica ne siano indispensabili ben 9, vi sono altri che diversamente reputano sufficienti sole 5 ore di riposo a notte. Lo stesso tipo di ragionamento viene fatto anche su quale sarebbe il momento più propizio per svegliarsi.

A questi quesiti in realtà è più facile che a rispondere siano gli stessi soggetti interessati, che conoscono le loro abitudini, piuttosto che gruppi di studiosi che si affannano alla ricerca di risposte universali per tutti, che vadano bene sempre e comunque.

Quello che di scientifico c’è da tenere presente riguarda l’ormone detto della vigilanza, ovvero il cortisolo, che l’organismo inizia a produrre alle 8 ogni mattina, con il picco di produzione nella fascia oraria dalle 8.30 alle 9,30 circa.

Una ricerca condotta presso la University of Southern California dal biologo Steve Kay ha dimostrato che la maggioranza degli adulti svolgono al meglio il proprio lavoro nella tarda mattinata, a causa dell’aumento della temperatura corporea in quella fascia oraria. Quest’ultimo fornisce una spinta all’essere vigili, all’attenzione, alla memoria ed alla concentrazione. Questi effetti incominciano a diminuire già verso mezzogiorno e poi ancor più dopo il pranzo.

Allora, come puoi utilizzare al meglio il tuo tempo?

 20 consigli per migliorare la gestione del tempo nella vita di tutti i giorni:

  1. Fai il conto di quante ore effettive in una giornata puoi dedicare ai tuoi compiti.
  2. Cerca di essere realistico rispetto a quanto tempo ogni attività possa portarti via.
  3. Assegna un lasso di tempo ad ogni attività che devi compiere in una giornata.
  4. Ricorda non puoi inserire tutte le attività in una stessa giornata, è meglio dividerle fra i vari giorni della settimana.
  5. Mantieni delle aspettative ragionevoli su cosa puoi davvero fare.
  6. Poni delle scadenze da rispettare per ogni attività.
  7. Se puoi, prima di uscire di casa invia le mail che non necessitano di una pronta risposta.
  8. Ricordati di fare una breve pausa ogni tanto, al ritorno sarai più produttivo.
  9. Usa la tecnologia per essere più fruttuoso per il tuo scopo.
  10. Non farti distrarre dai social per troppi minuti e limita il tempo da dedicare alla messaggeria istantanea.
  11. Prendi un grande progetto e spezzettalo in tanti piccoli sotto-progetti, avrai minore pressione e maggiore facilità di gestione.
  12. Considera ogni piccolo compito come se fosse un progetto indipendente da portare a termine.
  13. Quando ti è possibile spendi per ogni piccolo compito un tempo compreso fra i 30 ed i 45 minuti.
  14. Realizza un piano settimanale delle tue attività.
  15. Includi nella tua programmazione le interruzioni, poiché qualche tipo di distrazione si verifica sempre.
  16. Prima di iniziare, riguarda ogni mattina il tuo programma e se necessario usa qualche minuto, per apportare delle correzioni per il giorno in corso nel tuo programma settimanale.
  17. Stabilisci il tempo in cui potrai riflettere in solitudine.
  18. Diventa il padrone del tuo tempo, ricorda devi essere tu a gestire il tempo reale che viene scandito dalle lancette dell’orologio e non devi essere schiavo del tempo che scorre. La pianificazione di tutte le attività deve avvenire in riferimento al tuo tempo, quello che tu decidi come gestire; e non in relazione al tempo che scorre inesorabile e senza tregua.
  19. Non demoralizzarti se non riesci ad eseguire alla lettera i compiti che ti sei prefissato di fare nella giornata. Gli studiosi hanno scoperto che l’80% dei risultati che si raggiungono alla fine di una giornata si creano attraverso solamente il 20% delle attività svolte concretamente nell’arco dell’intera giornata. È normale perciò che qualche risorsa vada sprecata.
  20. Sii tenace.

 

RISORSE PER MIGLIORARE LA TUA “GESTIONE DEL TEMPO”

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Puoi cominciare a sviluppare questa competenza ora gratuitamente scaricando il report 20 consigli di time management da questo indirizzo https://www.professioneformatore.it/time-management/

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Il migliore manuale di gestione del tempo Zen To Done

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Pnl per il Benessere di Bandler e Thomson – Recensione https://www.professioneformatore.it/pnl-per-il-benessere-di-bandler-e-thomson-recensione/ https://www.professioneformatore.it/pnl-per-il-benessere-di-bandler-e-thomson-recensione/#respond Wed, 25 Nov 2015 18:49:01 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=19478 “PNL PER IL BENESSERE – Come vivere felici usando la Programmazione Neuro-Linguistica” di Richard BANDLER e Garner Thomson è un vero e proprio programma per vivere felici, per “praticare la felicità“, che ti permetterà di costruire un presente in cui valga davvero la pena vivere. Anche per vivere felici è utile una certa programmazione. Infatti il benessere NON è uno stato di grazia che si conquista […]

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PNL PER IL BENESSERE – Come vivere felici usando la Programmazione Neuro-Linguistica” di Richard BANDLER e Garner Thomson è un vero e proprio programma per vivere felici, per “praticare la felicità“, che ti permetterà di costruire un presente in cui valga davvero la pena vivere.
Anche per vivere felici è utile una certa programmazione. Infatti il benessere NON è uno stato di grazia che si conquista per casoè un processo in continuo diveniredi cui sei responsabile ogni giorno.
Richard Bandlerpadre e genio creativo della PNL, nel suo splendido libro “PNL per il benessere”, ti suggerisce la ricetta della Programmazione NeuroLinguistica per vivere meglio.
Come fanno le persone a vivere bene? Questo testo contiene nuove intuizioni, spunti ed ESERCIZI insieme a una lunga lista di ricerche scientifiche a sostegno di ciò che la PNL applica da 40 anni, ed è senza dubbio un’ulteriore occasione per arricchire la tua vita .di conoscenze e strumenti indispensabili.


Modifica il processo stesso del pensare a vantaggio del tuo benessere e della tua felicità

Garner Thomson, allievo per oltre 10 anni di Richard Bandler, è psicoterapeuta e co-autore del libro “PNL per i medici“.
Questo libro ti spiega come rapportarti al tuo benessere e ti guida in quel percorso consapevole e intenzionale chiamato “vivere felici”.
I due grandi autori ti invitano a “immergerti” in queste pagine con il desiderio di diventare pienamente consapevole e responsabile dei tuoi pensieri, delle tue convinzioni e delle tue azioni.

La Programmazione NeuroLinguistica (PNL) indica 3 processi fondamentali dell’agire e dell’interagire tra esseri umani: la neurologia, la comunicazione e il comportamento.

Il modo in cui comunichi con te stesso e con gli altri (Linguistica) ha un effetto sul sistema nervoso a tutti i livelli (Neuro). Questa particolarità consente di creare nuovi modelli comportamentali (Programmazione).
Più i tuoi processi interiori sono efficacipiù gratificante e piacevole può essere la tua vita.
La comprensione dei principi della PNL permette a chiunque voglia studiare l’eccellenza umana di acquisire e sviluppare gli strumenti necessari a creare nuovi e stimolanti modelli di cambiamento.

“La PNL può essere definita come l’arte e la scienza dell’eccellenza, o lo studio dell’esperienza soggettiva. Comunque scegli di descriverla, la PNL è lo strumento principe da cui partire per creare nuovi strumenti con cui realizzare specifici obiettivi.
E, cosa ancor più importante, questi strumenti sono alla portata di tuttiNon sono riservati all’uso esclusivo di consulenti, terapeuti, coach o altri agenti del cambiamento: sono pensati anche per ciascuno di voi.

La buona notizia è che la stanza piena di meraviglie tecnologiche di cui sopra l’avete giàè il vostro CERVELLO.
La PNL, così come è presentata in questo libro, vi fornirà le chiavi per usare il vostro cervello in modo facile ed efficace.”
Richard Bandler e Garner Thomson

All’inizio gli autori ti spiegano come sei diventato la persona che sei, per poi mostrarti come diventare la persona che puoi essere.
Scoprirai modi semplici ed estremamente efficaci di usare il cervello così che possa operare al meglio, producendo neurotrasmettitori di qualità, attivando al meglio le sinapsi per creare immagini più nitide di ciò che desideri, da usare come stimolo per la tua crescita.

Il libro è formato da due parti:
1) “COME SEI DIVENTATO… LA PERSONA CHE SEI
2) “COME DIVENTARE… LA PERSONA CHE POTETE ESSERE“.

Alla fine delle due parti seguono i “10 Buoni Consigli” e, in conclusione, i 44 ESERCIZI da non sottovalutare, ma da applicare.

1° capitolo: LE QUATTRO CONDIZIONI PER VIVERE FELICI. Sono chiamate anche regole:
1- Responsabilità;
2- Proattività;
3- Acutezza sensoriale;
4- Adattabilità.
2° capitolo: LA RICERCA DELLA FELICITA’: cosa funziona e cosa non funziona.
Inseguire “quella cosa” chiamata felicità: Ecco I SETTE INGREDIENTI DELLA FELICITA’:
1- I vostri genitori
2- Una destinazione a cui mirare
3- Avere denaro
4- Avere degli amici
5- Avere delle scelte
6- Vivere qui e ora
7- Avere uno scopo.
3° capitolo: CREARE UN MONDO IN CUI VALGA LA PENA VIVERE
4° capitolo: PAURA, SENSAZIONI E FAMILIARITA’

5° capitolo: SAPERE, CREDERE E COMPRENDERE

6° capitolo: L’USO E L’ABUSO DELLA MEMORIA
7° capitolo: SIGNIFICATO, SCOPO E PERSEVERANZA
8° capitolo: I VOSTRI BISOGNI ESSENZIALI

9° capitolo: IMPEGNO, SICUREZZA E COMPULSIVITA’

10° capitolo: SODDISFARE I PROPRI BISOGNI
11° capitolo: TROVARE IL PROPRIO SCOPO E LA PROPRIA MISSION
“Cosa hanno a che fare la mission e lo scopo di un’azienda con coloro che sanno Vivere Felici? La risposta è: TUTTO!… Per avere successo studiate le persone di successo.
E’ nostra convinzione che scopo e mission spieghino sia il “perchè” sia il “come” esse raggiungano il successo.”
12° capitolo: IMPARARE A VIVERE NEL TEMPO
13° capitolo: PASSARE DA DOVE CI SI TROVA A DOVE SI DESIDERA ESSERE

14° capitolo: COME RENDERE LA VITA A PROVA DI FUTURO

15° capitolo: METTERE TUTTO INSIEME

“Il messaggio più importante che vorremmo rimanesse da questo libro è:
“SE SIETE STANCHI MORTI DI SENTIRVI STANCHI MORTI, E’ GIUNTO IL MOMENTO DI SMETTERE DI RIMANDARE TUTTO QUELLO CHE AVETE RIMANDATO“…
Se vi interessa trasformare la vostra vita e se siete pronti a investire il tempo e l’energia per seguire i consigli che vi daremo, non soltanto arriverete a capire i principi alla base di questo libro, ma sarete in grado di installare e utilizzare sistemi su misura con cui potrete liberarvi dalle convinzioni e dai comportamenti negativi e limitanti.”
Ecco le mie citazioni preferite da PNL PER IL BENESSERE
La GRATITUDINE è un meraviglioso stato d’animo che vi permette di individuare e apprezzare tutto ciò che vi rende felici d’esser vivi, incluse le persone che avete vicino.
Si tratta di un potente strumento per creare un contatto con gli altri e per favorire salute e miglioramento…
Spesso la felicità sta più nel procedere verso l’obiettivoche nel raggiungerlo

Le persone OTTIMISTE ottengono risultati migliori praticamente in ogni ambito della vita, rispetto alle loro pessimistiche controparti. Non si tratta di farsi illudere da false speranze, né di negare la realtà dei fatti.
Si tratta invece di incoraggiare la convinzione che le cose possano migliorare: il risultato è che, quasi sempre, lo faranno.”
Richard Bandler e Garner Thomson

PNL per il Benessere - Libro

Voto medio su 5 recensioni: Da non perdere


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E’ il momento di fare Network https://www.professioneformatore.it/e-il-momento-di-fare-network/ https://www.professioneformatore.it/e-il-momento-di-fare-network/#respond Tue, 09 Dec 2014 06:00:45 +0000 https://www.professioneformatore.it/?p=19821 La domanda a cui provo a dare oggi una risposta con questo articolo è: Cosa fare quando si ha la sensazione di frequentare sempre le stesse persone, di non riuscire a saltare fuori dalla tua solita nicchia di contatti? con l’aggravio di non riuscire a generare nuove attività e nuove rprospettive di guadagno ? E’ una […]

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il momento di fare network

La domanda a cui provo a dare oggi una risposta con questo articolo è: Cosa fare quando si ha la sensazione di frequentare sempre le stesse persone, di non riuscire a saltare fuori dalla tua solita nicchia di contatti? con l’aggravio di non riuscire a generare nuove attività e nuove rprospettive di guadagno ? E’ una situazione che tutti noi prima o poi affrontiamo nella nostra vita.

Prova a seguire questo semplice suggerimento, a metterlo in pratica. Devi fare Network (o fare rete come diremmo in italiano), in altre parole costruire nuove relazioni, condividendo informazioni e forme di sostegno reciproco.

La verità è che le persone, non riescono a fare Network perchè spesso, preferiscono non uscire dalla propria solita routine di contatti. La loro scelta ricade su situazioni nelle quali si può “giocare sul sicuro“. Incontrare nuove persone e nuove idee richiede invece l’uscita dalla propria zona di comfort, quella nella quale conosciamo già cosa ci aspetta e controlliamo tutti i processi. Ecco invece cosa c’è da fare, andare oltre, uscire più spesso ed espandere la propriaconoscenze, verso direzioni che ti aiutino a centrare i tuoi obiettivi.

Di seguito ti elenco alcuni consigli per fare Network oltre i confini della tua azienda e delle tue connessioni personali.

Tieni presente che investire anche una piccola parte del proprio tempo per conoscere nuove persone è un lavoro vero e proprio ed è indispensabile per fare rete. Come tale richiede impegno e dedizione, la capacità di agire con metodo, sistematicamente, può dare però notevoli frutti in termini di conoscenze e nuove possibilità.

La prima cosa che puoi fare è trovarti un’organizzazione di volontariato, per un impegno anche di poche ore al mese. E’ importante però che tu selezioni un’organizzazione che faccia attività in linea con i tuoi interessi. Questo ti permetterà di contribuire ad una missione diversa da quella aziendale e ti consentirà di conoscere persone che lavorano in altri campi.

Utilizza i contatti scolastici e universitari per fare Network. Anche questo è un buon sistema per uscire dalle conoscenze aziendali solite. Aver condiviso la stessa scuola è un interesse che può aiutarti a conoscere nuove persone o persone con cui non interagisci più. Un vecchia conoscenza, trascurata nel tempo, può insomma essere un gancio verso nuovi contatti e stimoli. In questo i social network oggi ci danno un grande aiuto.

Se ne hai la possibilità, prova a diventare organizzatore di eventi, piuttosto che partecipare ad eventi organizzati da altri. E’ importante che siano eventi fuori dal tuo settore. Questo ti porrà immediatamente in un posizione centrale e di vantaggio nelle conversazioni, sarai al centro dell’attenzione e vedrai una rapida moltiplicazione dei tuoi contatti.

Sfruttare internet è un altro sistema sicuro per moltiplicare i tuoi contatti. L’obiettivo in questo caso è diventare esperti di un determinato argomento. Basta cominciare a leggere, poi scrivere e contattare persone, fino alla partecipazione ad eventi live, per costruire la tua comunità di esperti.

Un altro sistema per fare rete è intercettare potenziali investitori, persone che mettono soldi in progetti di sviluppo aziendale. Questi sono operatori che hanno molti contatti, con tanti tipi di imprenditori e aziende. Conoscerne uno può essere la strada giusta per entrare in contatto con la loro preziosa rete di conoscenze. Come ? Comincia dal posizionarti su tutti i siti di crowdfunding e crea incontri con le persone interessate ai tuoi progetti!

Puoi anche sfruttare canali un po’ meno battuti come Instagram e Pinterest. Inserendo delle foto interessanti puoi costruire un tuo seguito, un tuo pubblico e fare in modo che il passa parola faccia il resto.

Linkedin se utilizzato in tutte le sue grandi potenzialità può fornirti i contatti giusti, in nicchie professionali diverse dal tuo settore. Iscriversi ai gruppi, intervenire nelle discussioni, posizionarsi come esperto di una certa materia, ti offre notevoli possibilità per nuovi contatti e feedback sulle tue attività.

Tutti questi sono solo alcuni suggerimenti che puoi mettere in pratica. Quello di cui c’è bisogno è la tua volontà di uscire fuori dagli schemi abitudinari. Ti assicuro che anche le possibilità più piccole, di cambiare abitudini durante la tua giornata, possono riservare delle piacevoli sorprese, in termini di contatti e conoscenze. Le città che abitiamo sono una fonte quasi inesauribile di possibilità.

 

 

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