L’articolo che segue è un articolo di Cinzia Parmi Insegnante e autrice del sito Mammastyle.it
Essere genitore oggi non è certo semplice: fra i salti mortali per riuscire a portare il bambino a scuola e arrivare al lavoro in tempo; i mille corsi pomeridiani e i variegati campus estivi, è difficile star dietro a tutto quello che circonda la crescita di un figlio.
Man mano che le varie realtà si fanno avanti, si prende confidenza con le diverse sfaccettature di ogni situazione: se il bimbo sta male, si scopre che il genitore ha diritto a dei giorni di permesso dal lavoro, se il bambino vuole imparare a nuotare occorre sottoporlo a una visita medica con elettrocardiogramma,… e se il ragazzo presenta particolari problematicità a scuola è un BES.
Prima che le maestre diano questa comunicazione alla famiglia, molti genitori non sanno nemmeno che, dal 2012, anche in Italia c’è una normativa che regolamenta i Bisogni Educativi Speciali, meglio noti come BES.
E la prima e naturale reazione alla scoperta che questa realtà riguarda il proprio figlio è chiedersi quali siano i problemi del bambino, se lui sia diverso dagli altri e – se sì – in che cosa.
Non è semplice gestire la cosa: da una parte c’è la componente emotiva, il chiedersi in cosa si abbia fallito e l’esaminarsi la coscienza, dall’altra c’è la non conoscenza della materia che ci mette ancora più in difficoltà. Dai tempi in cui si andava a scuola all’età adulta sono cambiate molte cose, ma di certo rimane saldo il principio per cui si ha sempre timore di quello che non si conosce. E se non si conoscono i BES, inutile negare, che ci fanno un po’ paura.
L’istinto comune a gran parte della nostra società 2.0 è quello di iniziare a cercare informazioni in rete su cosa sia un BES e perché abbia bisogno di un PDP, ma anche in cosa è diverso da un DSA… internet, lo sappiamo, non sempre è l’oracolo che vorremmo e, spesso, ci propone risultati che ci confondono le idee più di quanto pensassimo.
In un momento delicato come questo, inoltre, non si ha nemmeno la lucidità di mettersi a studiare normative e parole; quello che ci vuole è una guida come questa, che con parole semplici, portata di tutti e- al contempo – una grande padronanza dei concetti e l’esperienza necessaria ci guidi nel travagliato mondo degli acronimi della scuola del III millennio.
Chiarendo le idee e imparando terminologie e figure che fino a pochi giorni prima erano completamente ignote, il mondo dei BES appare sotto una nuova luce: il mal di pancia della mattina non era un capriccio, ma un segnale che qualcosa non andava; quell’irrequietezza a scuola non era solo un volersi mettere in mostra, ma la spia che la separazione stava lasciando una traccia sul bambino…
Un disagio temporaneo e non patologico, dunque, caratterizza il BES e per superare serenamente questo delicato momento, scuola e famiglia devono venirsi incontro e collaborare per il bene comune che condividono: il benessere e la serenità del bambino.