Ti sei mai chiesto quale è l’effetto che hanno le parole degli altri su di te, sul tuo cervello?
Anche i ricercatori russi se lo sono domandato ed hanno scoperto che il DNA segue delle regole fisse ed una grammatica regolare come avviene in tutte le lingue. Dunque, il linguaggio costituisce un riverbero del funzionamento del DNA. Ecco perché, come sottolinea il biofisico e biologo molecolare Pjotr Garjajev è ovvio che il nostro DNA reagisca al linguaggio. Il DNA, tramite il linguaggio, riceve un’informazione, in base alla quale si regola ed in qualche modo reagisce, potendosi così modificare. Popp ha scoperto che le persone con un’attività celebrale tranquilla ed armonica influenzano maggiormente la struttura del DNA, al contrario delle persone di cattivo umore o molto nervose.
Ha dedotto che i pensieri procurano dei cambiamenti chimico-fisici nella struttura del DNA, figuriamoci le parole!
Dunque, cosa succede se le parole che ti sono rivolte sono negative?
Si può generare un meccanismo psicologico di impotenza appresa che si manifesta con un atteggiamento rinunciatario, poiché la persona ritiene che qualunque tipo di azione possa effettuare, non produca l’effetto voluto; demotivato il soggetto non ci prova neppure più.
In pratica la persona percepisce di non aver alcun tipo di controllo sugli eventi della propria vita. A questo punto si immagina che anche in futuro andrà così e diventa apatico, quindi senza più voglia di fare e di reagire.
Il meccanismo dell’impotenza appresa
Il meccanismo dell’impotenza appresa è stato scoperto, alla fine degli anni Sessanta dallo psicologo americano Martin Seligman, a seguito di una serie di esperimenti, condotti prima sui topi, poi sui cani ed infine sull’uomo.
L’esperimento, di natura etica discutibili, sono stati condotti su topi e cani allo stesso modo.
Si tratta di un esperimento detto triadico, perché condotto contemporaneamente con tre campioni di topi o tre di cani. Il primo gruppo è costituito da animali sottoposti ad una serie di scosse evitabili. Il secondo gruppo di animali è sottoposto alla medesima serie di scosse, ma stavolta inevitabili. Il terzo gruppo di animali costituisce il campione di controllo, per cui gli animali non sono sottoposti ad alcuna scossa elettrica.
In una seconda fase dell’esperimento, tutti e tre i gruppi sono condotti all’interno di un piccolo box e vengono sottoposti a delle scosse che possono evitare con facilità, saltando al di là della bassa barriera delimitante la scatola. Il primo ed il terzo gruppo reagiscono, saltando la barriera, mentre il secondo gruppo, quello che ha fatto l’esperienza di inefficacia nella prima fase, non tenta di scappare, anzi si arrende e si sdraia a subire passivamente le scosse.
Martin Seligman ha scoperto che un animale sottoposto ripetutamente ad una scossa elettrica cui non può fuggire, anche quando le condizioni cambiano ed ha la possibilità di allontanarsi non lo fa più. Gli animali hanno appreso come inevitabile la situazione negativa, quindi non legata in alcun modo al proprio comportamento., eccco perché smettono di agire.
Seligman ha individuato per il secondo gruppo sperimentale lo sviluppo di tre tipi di deficit:
- Deficit Affettivo ed emotivo: il soggetto si mostra impotente, triste, apatico e depresso.
- Deficit Motivazionale: si presenta con un ritardo nell’emissione di risposte appropriate in situazioni con eventi controllabili
- Deficit Cognitivo: il soggetto manifesta difficoltà nel recepire il legame tra le proprie risposte ed il risultato.
Scopo finale dello sperimentatore è capire se questo meccanismo oltre che per gli animali sia valido anche per gli esseri umani.
Seligman ha riunito un gruppo di studenti in una piccola stanza con un forte rumore infastidente, essi hanno tentato di ridurlo mediante delle manopole, senza risultato. Gli stessi studenti in un secondo momento sono riuniti in un’altra stanza dove è presente il rumore assordante, che in questa stanza può essere controllato tramite delle manopole. Gli studenti non cercano neanche più le manopole nel tentativo di ridurre il rumore.
Gli studenti come gli animali del secondo gruppo percepiscono la nuova situazione ancora come fuori dal proprio controllo.
Quello che voglio chiederti adesso, e che ti farà riflettere è :
Ci sono parole che qualcuno ti ha detto che ti hanno condizionato? Che ti hanno indotto a credere che tu non possa uscire fuori da una determinata situazione? Pensaci almeno per un attimo. Il solo prenderne consapevolezza potrebbe darti una mano a trovare la soluzione!
Impotenza appresa vuol dire Imparare a Fallire
Torniamo all’esperimento : Dagli esperimenti condotti da Seligman, nel caso degli esseri umani, oltre la presenza del meccanismo dell’impotenza appresa, è stato verificato che è possibile che si sviluppi persino una forma detta di impotenza vicaria: osservare delle altre persone che non riescono a raggiungere i propri obiettivi, oppure che non sanno come affrontare delle situazioni problematiche, accresce in colui che osserva la sensazione e la convinzione di non poter e saper affrontare delle situazioni negative similari.
In altre parole : “Le persone imparano a Fallire guardando gli altri fallire”
Ti è capitato di assistere a situazioni gestite male e poi, di ritrovarti in un momento successivo a replicare quel comportamento disfunzionale visto in precedenza?
Fermati a pensarci, quante parole negative che ti ha detto qualcuno ti risuonano spesso nella mente e pensi che ti abbiano in qualche modo condizionato?
E quante volte ti sei involontariamente fatti influenzare da modi di vivere ed affrontare la vita altrui?
Ecco come superare l’impotenza appresa
Purtroppo, l’uomo è per sua sfortuna capace di apprendere il meccanismo dell’impotenza appresa da momenti di vita propri e finanche in maniera indiretta, osservando le esperienze degli altri.
Allora, come puoi superare questo meccanismo psicologico?
Ecco come fare in 6 semplici mosse:
- In primis, ora che lo conosci, puoi soffermarti a pensare se esso sta agendo su di te.
- Ti senti meglio nel sapere che potresti essere vittima di impotenza appresa, e che questo quindi significa che può esserci una soluzione al tuo problema che non hai ancora valutato?
- Da quante diverse angolazioni hai già guardato la tua problematica?
- Ti sei chiesto se c’è qualcosa che puoi fare per migliorare questa tua situazione complicata? Riflettici su, o non ci hai neppure provato
- Ci sono degli elementi su cui hai il controllo? Quali e quanti ne sono? Ti possono aiutare nella gestione anche di questa situazione?
- Infine, è arrivata l’ora di credere che tu puoi fare qualcosa, anzi non semplicemente qualcosa. Tu puoi davvero fare la differenza per te stesso. Puoi approfondire il pensiero dell’autore dell’impotenza appresa e di come superarla clicca QUI
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Buona sera, interessante questo articolo. Mi chiedevo se esistesse anche “l’impotenza nel guadagnare appresa”…..
a 12 anni inizio a studiare musica che diventa presto una scelta di vita. A 17 anni inizio una lunga serie di “lavoretti” per guadagnare qualcosa che mi consentisse di continuare a pagarmi le spese per studiare musica in corsi privati (non conservatorio con attestato ufficiale). A 35 anni devo abbandonare la musica per un problema muscolare alla mano. Mi sono trasferito in Inghilterra da dove sono tornato proprio perché “non guadagnavo abbastanza” (sarà un caso?). Ad oggi a 42 anni i miei guadagni sono ancora molto scarsi, ho cambiato diversi “lavoretti” e fatico a fare una scelta tra le varie possibilità di attività che ho selezionato (sono ancora a casa dei miei, (ex operaio ed ex infermiera) i quali hanno alle spalle un’esperienza di un piccolo commercio chiuso in pochissimi anni per “mancanza di guadagni”).
Quindi “impotenza nel guadagnare appresa”?
Grazie della risposta